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SSC
NAPOLI
STORIA
DEL CLUB
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_____________________________________________________________________________________________
A cura di Valerio Rossano e Pietro Gentile
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LA
STORIA DEL NAPOLI: DAL 1990 AL 2000 |
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1990-91:
Albertino Bigon viene riconfermato sulla panchina
azzurra. La campagna acquisti vede la conferma dei principali
artefici del 2° scudetto; le cessioni riguardano il
portiere Giuliani, Carnevale, Fusi, Bigliardi e Tarantino,
oltre a Di Fusco, Neri e Bucciarelli. Tra i nuovi arrivi
vi sono quelli del ex portiere della nazionale Giovanni
Galli, Incocciati e Silenzi per l'attacco, Rizzardi per
la difesa e Venturin per il centrocampo. Arriva anche
il giovane Taglialatela per il ruolo di 12°. La stagione
si apre con la trionfale vittoria contro la Juventus al
San Paolo per 5-1 nella Supercoppa Italiana con doppiette
di Careca e Silenzi e reti di Crippa per il Napoli e Roberto
Baggio per la Juve. Un altro trofeo arricchisce la bacheca
azzurra. Tatticamente la squadra applicava uno schema
4-3-1-2 con Galli in porta, Ferrara e Francini terzini,
Baroni e Corradini difensori centrali, Crippa, Alemao
e Mauro a centrocampo, con Maradona o Zola a ridosso delle
punte, Careca e Silenzi (o Incocciati). Nonostante una
buona squadra il rendimento è piuttosto deludente.
Già l'inizio del campionato è molto sofferto.
Alla 10ª giornata, dopo la sconfitta per 2-1 a San
Siro contro l'Inter, il Napoli, con soli 8 punti in classifica,
è in zona retrocessione. Poi, con un lento recupero,
riesce a posizionarsi in una zona di classifica più
tranquilla ma, durante tutto il campionato, non riesce
ad ottenere nessuna vittoria contro le squadre più
blasonate. In Coppa dei Campioni gli azzurri vengono eliminati
al 2° turno dallo Spartak Mosca, senza avere subito
né sconfitte né gol al passivo. La sconfitta
arriva ai calci di rigore con errore decisivo di Marco
Baroni. Tutto l'ambiente azzurro vive di riflesso la crisi
del suo grande leader, Diego Armando Maradona. I noti
problemi di tossicodipendenza rendono l'asso argentino
sempre meno presente agli allenamenti ed il suo rendimento
cala progressivamente. Il 17 marzo 1991, dopo l'incontro
allo stadio San Paolo contro il Bari, Maradona viene trovato
positivo al controllo antidoping. L'inevitabile squalifica,
unita ai numerosi problemi giudiziari che seguirono, lo
costrinsero letteralmente a fuggire da Napoli e dall'Italia.
La sua ultima presenza in campionato fu a Marassi contro
la Sampdoria dove segnò su rigore l'unico gol azzurro
del sonoro 4-1 subito. La squadra finisce il campionato
all'8° posto con 37 reti segnate ed altrettante subite.
Andrea Silenzi segna soltanto 2 reti contro le 8 di Carnevale
dell'anno precedente e Maradona soltanto 6 in appena 18
partite disputate prima della squalifica. In Coppa Italia
la squadra arriva alla semifinale contro la Sampdoria
che tuttavia riesce a recuperare lo 0-1 del San Paolo
con un 2-0 a Marassi. Dopo gli incredibili trionfi dell'ultimo
quinquennio, questa amara stagione fa da spartiacque tra
il momento più glorioso della storia azzurra, e
l'inizio del lento ed inesorabile declino degli anni '90.
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1991-92:
Il 1° campionato del dopo Maradona si rivela meno
traumatico del previsto. Alla guida tecnica della squadra
viene chiamato Claudio Ranieri. La società opera
sul mercato una mezza rivoluzione tecnica: i partenti
Maradona, Renica, Baroni, Incocciati, Rizzardi, Venturin
e Taglialatela vengono rimpiazzati dal libero francese
Laurent Blanc, Filardi, Pusceddu e Tarantino in difesa,
Stefano De Agostini a centrocampo, Michele Padovano in
attacco e dal giovane Sansonetti come secondo portiere.
L'aria del cambiamento, tuttavia, è ancora più
ampia. Cambia infatti anche lo sponsor storico "Mars",
sostituito dalla pasta "Voiello" e cambia anche
lo sponsor tecnico "NR" sostituito dal più
moderno e ammiccante marchio "Umbro", marca
autrice di tessuti e maglie rivoluzionarie per il mondo
del calcio. Alla presentazione della squadra di inizio
stagione, uno slogan recitava: "Ricominciamo da 2",
con il chiaro riferimento ai due scudetti vinti, con la
consapevolezza che la perdita di Maradona aveva chiuso
un'epoca, e con la contemporanea speranza di ricominciare
daccapo senza perdersi d'animo, cercando di mantenere
la squadra ai vertici del calcio nazionale ed internazionale
anche senza la sua grande stella argentina. L'assetto
tattico prevede Giovanni Galli in porta, Ferrara terzino
destro e Francini terzino sinistro, Corradini stopper
e Blanc libero; a centrocampo De Napoli a destra, Alemao
al centro, e Crippa a sinistra con Zola trequartista dietro
le due punte Careca e Padovano o Silenzi. Decisamente
migliore del precedente, in questo campionato il Napoli
raggiunge il 4° posto con 56 reti fatte e 40 subite.
Gianfranco Zola, erede naturale del grande Diego, eredita
anche la pesantissima e meravigliosa maglia numero 10.
Il giovane sardo, molto maturato sia dal punto di vista
tecnico che fisico, si carica la squadra sulle spalle
dimostrando grande personalità e notevolissime
qualità tecniche. La partenza in campionato è
tutto sommato buona. La squadra riesce ad ottenere 19
punti nelle prime 14 giornate, fino alla pausa natalizia.
Dopo le feste, la solita batosta a San Siro, contro il
Milan, porta la grande umiliazione di un clamoroso 5-0.
Da qui alla fine del campionato gli azzurri perdono solo
5 partite, di cui una in trasferta contro la Juventus
di Roberto Baggio per 3-1, per un totale di 8 sconfitte
stagionali, raccogliendo 23 punti in 19 partite. Da ricordare,
in questo campionato, la vittorie casalinga per 3-2 contro
la Roma, con i capitolini in vantaggio per 2-0 alla fine
del primo tempo, e la vittoria per 3-0 sulla Lazio, sempre
allo stadio San Paolo, con reti di Blanc e doppietta di
Careca. Altri risultati di prestigio, se non altro per
il numero di gol segnati, restano il 4-1 e 5-1 sull'Ascoli
e il 4-0 sul Cagliari. In Coppa Italia gli azzurri vengono
eliminati dalla Roma al 3° turno. I migliori marcatori
azzurri della stagione sono Antonio Careca con 15 reti
in 33 partite, Gianfranco Zola con 12 reti in 34 partite
e Michele Padovano con 7 reti in 27 partite. Da segnalare
inoltre la grandissima dimestichezza con il gol del nuovo
acquisto Laurent Blanc, difensore di classe autore di
ben 6 reti in 31 partite. |
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1992-93:
Dopo l'ottimo 4° posto del campionato precedente,
alla guida tecnica della squadra viene confermato il tecnico
Claudio Ranieri. In campagna acquisti vengono ceduti Blanc,
Alemao, De Napoli, Padovano, Pusceddu, De Agostini, Silenzi
e Filardi, rimpiazzati da Thern, Fonseca, Nela, Bresciani,
Pari, Policano, Ziliani, Angelo Carbone e Cornacchia.
Dalla primavera vengono promossi in prima squadra anche
dei giovani interessanti come il centrocampista Luca Altomare
e un certo difensore di nome Fabio Cannavaro. L'avvio
di stagione è disastroso. Nelle prime 8 partite
il Napoli ottiene solo 6 punti. Alla 9ª giornata
di campionato gli azzurri vengono di nuovo umiliati dal
Milan, questa volta allo stadio San Paolo: 5-1 per i rossoneri
futuri Campioni d'Italia. Questa è la 5ª sconfitta
in 9 partite che porta il Napoli al terzultimo posto in
classifica con 6 punti, e all'esonero di Ranieri. Al suo
posto viene richiamato Ottavio Bianchi, già presente
in Società con incarichi dirigenziali, che riesce
a condurre la squadra alla salvezza, ma senza nemmeno
una vittoria di prestigio. Anche in Coppa Italia le cose
non vanno meglio perchè la squadra, dopo avere
superato Modena e Verona, viene eliminata nei quarti ancora
dalla Roma. In Coppa Uefa le cose sembrano iniziare nel
modo giusto con il passaggio del 1° turno ai danni
del Valencia. Nella trasferta spagnola Daniel Fonseca
stabilisce anche un incredibile record segnando 5 reti
ai valenciani. Nonostante questo la squadra viene eliminata
al 2° turno dai francesi del Paris St.Germain di un
certo George Weah, autore di una doppietta allo stadio
San Paolo. In campionato il rendimento è incostante
e la squadra fatica non poco per ottenere la salvezza
che arriva con appena 2 punti di vantaggio sul Brescia
quart'ultimo. Il bilancio della stagione è dunque
estremamente negativo. La classifica finale vede il Napoli
all'11° posto con 32 punti, 49 reti fatte e 50 subite;
12 sconfitte, 12 pareggi e soltanto 10 vittorie. L'unica
nota positiva è l'ottimo rendimento del nuovo centravanti
uruguaiano, Daniel Fonseca, autore di ben 16 reti in 31
partite, seguito nella classifica dei marcatori azzurri
da Gianfranco Zola, che si conferma autore di 12 reti
come nella stagione precedente, seguito a sua volta da
Careca con 7 reti in 24 partite e Policano con 6 reti
in 30 partite. |
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1993-94:
I problemi finanziari dell'Ing. Ferlaino cominciano a
ripercuotersi anche sulla Società Sportiva Calcio
Napoli. Sommerso dai debiti e incapace di far fronte alla
situazione, l'Ingegnere decide di cedere il suo pacchetto
azionario a Francesco Ellenio Gallo che diventa il nuovo
Presidente del Calcio Napoli. Ottavio Bianchi viene nominato
General Manager. Il Napoli rischia il fallimento e per
salvare la società e reperire i fondi necessari
per l'iscrizione al campionato, la nuova società
è costretta a fare degli enormi sacrifici tecnici
attraverso le cessioni praticamente forzate del nuovo
idolo del San Paolo, Gianfranco Zola, ceduto al Parma
insieme a Massimo Crippa, dell'ormai stanco Antonio Careca,
di Giovanni Galli, Angelo Carbone, Massimo Mauro e Luca
Altomare. Per la panchina viene ingaggiato un certo Marcello
Lippi, protagonista di un ottimo ottavo posto alla guida
dell'Atalanta nella stagione precedente. La squadra si
deve praticamente rifondare, non ci sono soldi per acquistare
giocatori e la nuova dirigenza inaugura la strada dei
prestiti di giovani e surplus delle squadre blasonate.
In particolare comincia a stringersi un forte vincolo
di mutua collaborazione proprio con il Parma della famiglia
Tanzi che ha appena acquistato i cartellini di Zola e
Crippa. La squadra viene dunque costruita alla men peggio,
lasciando intuire cupi scenari per la stagione che sta
per cominciare. Al ritorno dal prestito al Bari, dopo
4 stagioni giocate tra Palermo e Avellino in C1 e B, al
ventiquattrenne Pino Taglialatela, prodotto del vivaio
azzuro, viene affidato il delicato ruolo di portiere.
Dal Parma arrivano il libero Giovanni Bia e l'esterno
sinistro Enzo Gambaro; dalla Juventus arriva l'estroso
esterno destro Paolo Di Canio; dalla Sampdoria arrivano
due giovani promesse del calcio italiano, il giovane regista
Eugenio Corini, e l'allora punta Renato Buso. Arrivano
inoltre il mediano Roberto Bordin dall'Atalanta, e dalla
C1 un giovane e sconosciuto Fabio Pecchia dall'Avellino.
Il quadro viene completato dalla promozione in prima squadra,
in pianta stabile, del giovane primavera Fabio Cannavaro,
cui verrà affidata subito una maglia da titolare.
Il modulo tattico di Lippi prevede: Taglialatela in porta;
Ferrara, Gambaro e Cannavaro marcatori, con Nela e Corradini
di rincalzo, Giovanni Bia libero, Francini, Policano o
Gambaro come fluidificante di sinistra; a centrocampo
Bordin, Thern e Pecchia a formare una diga a centrocampo
e poi Di Canio, esterno destro con licenza di offendere,
ad affiancare Fonseca di punta (con Bresciani e Buso di
rincalzo). Con una rosa sulla carta infinitamente meno
forte dell'anno precedente, Marcello Lippi riesce a dare
una fisionomia precisa alla squadra, trasmettendo tranquillità
e serenità in un ambiente stravolto dagli eventi
delle ultime tre stagioni. Di fondamentale importanza
il ruolo nel gruppo di leader come Ciro Ferrara, Paolo
Di Canio e Jonas Thern. Con un gruppo unito e voglioso
di far bene la squadra riesce a raggiungere un impensabile
6° posto in classifica con 36 punti, 41 reti segnate
e 35 subite, che valgono la qualificazione alla Coppa
UEFA all'ultima giornata di campionato, con gol di Paolo
Di Canio, che sfrutta una clamorosa uscita a vuoto del
portiere Brunner nella vittoriosa trasferta per 1-0 contro
il Foggia. Un solo risultato di prestigio resta impresso
in questo positivo campionato degli azzurri: la vittoria
casalinga contro il Milan, futuro campione d'Italia, per
1-0 con uno splendido gol ancora di Paolo Di Canio. In
Coppa Italia gli azzurri vengono eliminati al 2° turno
dall'Ancona. Capocannoniere stagionale del Napoli è
di nuovo Daniel Fonseca con 15 reti. |
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1994-95:
Nel Campionato italiano viene introdotta la regola secondo
cui vengono attribuiti 3 punti per ogni vittoria e non
più 2. La nuova norma è tesa ad incoraggiare
la ricerca della vittoria in funzione di uno spettacolo
migliore e più avvincente con il teorico aumento
di reti e azioni da gol. Il Napoli cambia di nuovo sponsor
tecnico: lascia la Umbro e si lega al marchio "Lotto".
Sul fronte societario il Napoli vede l'ingresso in società
di una nuova figura accanto al Presidente Ellenio Gallo
e a suo figlio Louis, Amministratore delegato, si tratta
della nomina a vice-presidente di Mario Moxedano. Alla
guida tecnica della squadra Marcello Lippi, attirato dalle
lusinghe della Juventus, viene sostituito da Vincenzo
Guerini. La politica societaria non muta nemmeno quest'anno,
ma questa volta è una vera strage: vengono ceduti
la grande bandiera Ciro Ferrara, che segue Lippi alla
Juventus, Bia, Fonseca, Gambaro, Di Canio, Corradini,
Thern, Francini, Nela e Bresciani. Quest'ultima "corazzata"
viene sostituita dall'acquisto di tre stranieri sconosciuti,
il libero brasiliano Andrè Cruz, il centrocampista
francese Alain Boghossian, e il centrocampista colombiano
di fantasia Freddy Rincon. Questi tre nomi vengono affiancati
dal giovane e promettente fantasista Benito Carbone, dalle
punte Massimo Agostini e Franco Lerda, dagli esterni Grosso
e Luzardi e dal difensore centrale Matrecano. La rosa
viene poi completata dalla promozione in prima squadra
di altri prodotti del vivaio azzurro, come il difensore
Alessandro Sbrizzo, l'allora centrocampista Gaetano De
Rosa, il regista Raffaele Longo e la punta Carmelo Imbriani.
Il campionato parte malissimo: dopo la vittoria casalinga
alla prima giornata contro la Reggiana, (1-0 con un gran
gol di Benny Carbone al 90°), il Napoli perde 2-0
contro Cremonese e Juventus, pareggia 3-3 sia contro il
Genoa in trasferta che contro il Padova in casa, e capitola
rovinosamente allo stadio Olimpico di Roma dove viene
umiliato con un 5-1 dalla Lazio del trio Boksic-Casiraghi-Signori.
Quest'ultima partita provoca l'esonero del tecnico Guerini
che viene sostituito da un grande motivatore: Vujadin
Boskov, vincitore del primo e storico scudetto con la
Sampdoria di Vialli e Mancini nella stagione 1991-92.
Il nuovo tecnico non ha il patentino per allenare e assume
la qualifica di Direttore Tecnico, coadiuvato da Faustinho
Canè come allenatore. Con il suo entusiasmo coinvolgente
Boskov riesce a dare la carica giusta alla squadra che
pian piano raggiunge un tranquillo 7° posto in classifica,
togliendosi anche delle soddisfazioni, come la vittoria
per 2-0 a San Siro contro l'Inter, o quella casalinga
per 5-2 contro la Fiorentina, o ancora l'aver sottratto
4 punti su sei ai Campioni in carica del Milan con un
pareggio per 1-1 a Milano, con l'unico gol in azzurro
di Fabio Cannavaro, segnato all'87', e la vittoria per
1-0 allo stadio San Paolo con gol del "Condor"
Agostini. La stagione si chiude con 51 punti realizzati,
40 reti segnate e 45 subite. In Coppa UEFA, gli azzurri
vengono eliminati al terzo turno dall'Eintracht Francoforte
(1-0 sia all'andata che in uno sfortunatissimo ritorno).
In Coppa Italia invece, la squadra viene eliminata ai
quarti di finale dalla Lazio. Marcatore della stagione
è Massimo Agostini con appena 9 gol in 32 partite,
seguito da un grandissimo Cruz, libero-goleador di professione
dalle punizioni precise e potenti e dagli inserimenti
tempestivi, autore di ben 7 gol in 30 incontri. Per ciò
che riguarda i nuovi stranieri, Cruz diventa subito un
idolo con il pubblico che grida il suo nome in sequenza
interminabile su ogni calcio di punizione. Boghossian
subisce un grave infortunio e riesce a giocare appena
9 partite. Rincon, oggetto misterioso per più di
metà stagione, fischiato e insultato dal pubblico,
si riscatta nella seconda parte del campionato realizzando
7 gol, di cui 2 decisivi per ottenere 6 punti, dimostrando
di avere anche delle discrete qualità. In questa
stagione gli azzurri riescono comunque a collezionare
5 vittorie consecutive (dalla 29ª alla 34ª giornata),
record ancora imbattuto dal sodalizio partenopeo. La qualificazione
UEFA svanisce all'ultimo minuto dell'ultima gara di campionato
a causa della vittoria dell'Inter sul Padova, grazie ad
un gol di Marco Delvecchio. |
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1995-96:
Le vicissitudini al vertice societario continuano: tra
ricorsi, querele e decisioni del Tribunale, Corrado Ferlaino
ritorna al timone della S.S.C. Napoli. Boskov viene riconfermato
alla guida della squadra, affiancato da Aldo Sensibile
in qualità di allenatore. L'opera di smantellamento
della squadra, necessaria per coprire le "voragini"
di bilancio, continua anche quest'anno con le cessioni
di Fabio Cannavaro, sempre al Parma, Benny Carbone, Matrecano,
Rincon, Lerda, Grossi, Luzardi e Corini. La campagna acquisti
è sempre meno brillante: i buoni rapporti con Parma,
soprattutto dovuti alle cessioni azzurre in "via
preferenziale" agli emiliani, portano a Napoli l'unico
acquisto di un certo rilievo, il libero argentino Fabian
Ayala. Da Juventus e Roma arrivano due marcatori centrali,
Francesco Baldini e "Ciccio" Colonnese. Per
il centrocampo, continua il declassamento della maglia
numero 10 azzurra: da Maradona a Zola, da Zola a Benny
Carbone, da Carbone a Fausto Pizzi, valido giocatore di
qualità, ma sicuramente lontanissimo dai livelli
dei suoi predecessori. Per l'attacco viene acquistato
un giovane interessante scuola Inter: il veloce e tecnico
Arturo Di Napoli. Completano la rosa il centrocampista
Mirko Taccola e un altro giovane del vivaio di cui si
dice un gran bene, Ciro Caruso. Il campionato comincia
benissimo con 11 punti conquistati in 5 partite, con la
vittoria casalinga per 2-1 sull'Inter e con il pareggio
a Torino contro la Juventus. Poi arriva un ciclo negativo
con 1 vittoria, 5 pareggi e 2 sconfitte che mette a nudo
tutti i limitivi offensivi della squadra azzurra. A differenza
dell'anno precedente, le dichiarazioni di Boskov tese
a galvanizzare l'ambiente, non ottengono i risultati sperati.
Il modulo tattico di Boskov prevede spesso l'utilizzo
di molti uomini a centrocampo per imbrigliare la manovra
avversaria, con una sola punta al centro dell'attacco.
Sia per la qualità dell'unica punta, che per mancanza
di rifinitori o di registi di un certo rilievo, la manovra
risulta molto spesso asfittica e priva di sbocchi offensivi.
Agostini non riesce ad integrarsi nel gioco della squadra,
stesso discorso per Imbriani e per il giovane Di Napoli,
troppo fumoso e individualista. Ayala, libero naturale,
è costretto a giocare nel ruolo di stopper a lui
non gradito. La striscia negativa di risultati viene interrotta
e la squadra si riprende ottenendo 10 punti in 4 partite,
per poi ricadere in un tunnel oscuro fatto di 4 sconfitte
in 5 partite, di cui tre in sequenza contro Inter (4-0
in trasferta), Juventus (1-0 in casa), Fiorentina (3-0
in trasferta). Fino alla fine del campionato il Napoli
riesce a vincere solo 3 partite ottenendo 3 pareggi e
rimediando altre 5 sconfitte. Alla fine gli azzurri si
piazzano al 12° posto, con 9 punti di vantaggio sul
quart'ultimo posto. Il bilancio finale è di 41
punti con 10 vittorie, 11 pareggi, e ben 13 sconfitte.
Appena 28 le reti segnate e 41 quelle subite. La classifica
dei marcatori azzurri evidenzia con estremo imbarazzo
la sterilità dell'attacco partenopeo con Di Napoli
"capocannoniere" con 5 reti, seguito da Buso,
Agostini e Pecchia con 4. In Coppa Italia il Napoli viene
eliminiato al 1° turno dal Lecce. |
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1996-97:
L'Ing.Ferlaino, pur rimanendo azionista di riferimento
del Napoli, affida ad altri le cariche di responsabilità:
Gian Marco Innocenti è Amministratore Unico, Ottavio
Bianchi è Consulente Tecnico, Luigi Pavarese Consulente
Sportivo. La panchina viene affidata a Gigi Simoni. Sul
fronte acquisti, la campagna trasferimenti non è
molto dispendiosa anche perchè si consolida e si
perpetua, come nelle ultime stagioni, la consuetudine
di ricorrere a "prestiti" e "comproprietà"
per costruire la squadra, valorizzare i giocatori e poi
perderli a fine anno per fine prestito, oppure vendere
la propria metà del cartellino per trarre profitto
dal nuovo prezzo. In questa stagione vengono ceduti Renato
Buso, trasformatosi nel tempo in centrocampista destro
e diventando un beniamino del San Paolo, Pizzi, Pari,
Agostini, Tarantino e Imbriani. Sul fronte arrivi, tuttavia,
vengono seguiti e ingaggiati calciatori interessanti come
Nicola Caccia, autore di 14 gol in serie A con la maglia
del Piacenza nella stagione precedente, Alfredo Aglietti,
autore di 60 gol nelle ultime tre stagioni tra serie C2,
C1 e B, il funambolico ventunenne brasiliano Beto, il
terzino destro e nazionale belga Crasson, il "presunto
fenomeno" brasiliano Caio, acquistato dall'Inter
e girato al Napoli, e ancora il forte centrocampista destro
Turrini, il terzino sinistro Milanese, il "sosia"
di Maradona Massimiliano Esposito (purtroppo sosia solo
nei tratti somatici), e il giovane esterno Panarelli.
A completare la rosa la promozione in prima squadra di
un promettentissimo giocatore: Gennaro Scarlato, sottratto
alle lusinghe degli inglesi del Chelsea. Da annotare,
relativamente al calciomercato, la clamorosa vicenda Vlaovic,
l'attaccante che dopo aver firmato con il Napoli si è
accordato anche con il Valencia preferendo la squadra
spagnola a quella napoletana, e il mancato acquisto degli
argentini Ariel Ortega, definito al tempo in patria come
l'erede di Maradona e Juan Eduardo Esnaider, cannoniere
della Liga spagnola. In campionato il Napoli parte bene.
L'andamento è un pò discontinuo ma la squadra
si esprime al meglio e alla 14ª giornata (22 dicembre
1999) è addirittura seconda in classifica confermandosi
come una delle sorprese del campionato. Alcuni giornali
parlano addirittura di Champions League. Il modulo tattico
di Simoni prevede, nella squadra tipo, Taglialatela in
porta, Cruz o Ayala libero, con Baldini e Colonnese marcatori;
Milanese sulla sinistra, Turrini sulla destra, Pecchia,
Beto e Boghossian a centrocampo, con Caccia e Aglietti
di punta. Ad un incredibile girone di andata segue tuttavia,
un altrettanto incredibile girone di ritorno, ma con connotazioni
decisamente negative. Nel girone di ritorno infatti gli
azzurri vincono solo 3 incontri, pareggiandone 8 e perdendone
6, per un totale di 17 punti, 7 in meno rispetto al girone
di andata. La squadra cala vertiginosamente di rendimento,
cala anche la concentrazione e cominciano l'ansia da risultati
e la pesante pressione dell'ambiente. Ci sono frizioni
interne con Cruz e Simoni che già in febbraio si
accordano con l'Inter per la stagione seguente, spingendo
Ferlaino a provvedere all'esonero del tecnico che viene
sostituito da Vincenzo Montefusco, allenatore delle giovanili
azzurre. Il Napoli chiude di nuovo al 12° posto, con
9 vittorie, 14 pareggi e 11 sconfitte, 38 reti fatte e
45 subite. Il migliore realizzatore azzurro è Aglietti,
autore di 8 reti, seguito da un deludentissimo Caccia
con 7. Nel frattempo in Coppa Italia il Napoli vive una
vita parallela. La squadra arriva fino alla finale contro
il Vicenza di Guidolin, vera rivelazione del campionato.
Il cammino degli azzurri è stato esaltante superando
addirittura Lazio e Inter in bellissime e tiratissime
partite. Nella finale di andata il Napoli vince 1-0 con
gol di Fabio Pecchia. Nella partita di ritorno Maini pareggia
il conto e porta lo scontro ai tempi supplementari. Nell'extra
time Nicola Caccia si fa espellere banalmente. Al 118°
Rossi trova un incredibile gol con la complicità
del portiere del Napoli Pino Taglialatela, che non riesce
a trattenere una punizione tesa che si trasforma in assist
vincente per il giocatore vicentino. Gli azzurri sfiduciati
mollano e al 120° arriva addirittura l'onta del 3-0
firmato Iannuzzi. Il Napoli perde la partita e, con essa,
la possibilità di arricchire la sua bacheca dei
trofei con la quarta Coppa Italia della sua storia. |
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1997-98:
La cocente delusione della sconfitta in finale Coppa Italia
è ancora viva e oltre al danno morale porta anche
quello economico dei mancati introiti delle coppe europee.
Gigi Simoni, esonerato da Ferlaino nel corso della stagione
precedente, si accasa all'Inter. La guida tecnica della
squadra viene affidata ad un giovane allenatore emergente,
Bortolo Mutti. In fase di campagna acquisti avviene una
vera e propria rivoluzione: Andrè Cruz, che aveva
già firmato per il Milan nel corso della stagione
precedente, viene perso a parametro zero, così
come Alain Boghossian, ottimo giocatore ma troppo tormentato
dagli infortuni. Partono quasi tutti i giocatori migliori
tra cui Beto, Pecchia, Colonnese, Milanese, Di Napoli
e Aglietti. Vengono cedute anche le delusioni Caccia,
Esposito e Caio e i "vecchi" Policano e Bordin.
In entrata il Napoli realizza alcuni bei colpi come quello
del giovane e promettente Claudio Bellucci, per il quale
il Napoli riesce a bruciare la concorrenza sul tempo;
Igor Protti, attaccante della Lazio in cerca di rilancio
dopo aver vinto la classifica cannonieri in serie A due
stagioni prima di trovare poco spazio nella Lazio di Nedved-Casiraghi-Signori;
Fabio Rossitto, mediano di rottura dell'Udinese, convocato
in nazionale per gli europei del '96 in Inghilterra; Calderon,
attaccante della nazionale argentina, autore di 19 gol
in 25 partite nel campionato argentino nella precedente
stagione con la maglia dell'Independiente. Altri buoni
acquisti sembrano quelli a parametro zero del terzino
sinistro dell'Udinese Raffaele Sergio, dell'interessantissimo
centrocampista Roberto Goretti, e del difensore francese
William Prunier, scelto personalmente dall'ingegner Ferlaino.
A completare il quadro l'aggregazione alla prima squadra
del promettentissimo regista Raffaele Longo e dell'interessante
difensore Luigi Malafronte. Il campionato non comincia
affatto bene. I nuovi acquisti, in particolare l'attaccante
Calderon che viene criticato ancora prima dell'inizio
della stagione, confermando poi sul campo le tesi dei
suoi detrattori, e Prunier, stopper a cui è stata
tolta la fiducia dopo appena 3 partite, impongono alla
società di intervenire di nuovo sul mercato: vengono
infatti acquistati i difensori Mirko Conte del Piacenza
e Marco Zamboni dalla Juventus, oltre al centrocampista
di fantasia francese Reynald Pedros dal Parma, girato
al Lione dopo appena due mesi e 3 incontri disputati.
Dopo le prime 5 partite il Napoli si ritrova con 3 sconfitte,
un pareggio e una sola vittoria. L'ultima sconfitta subita
è un umiliante 6-2 sul campo della Roma con una
tripletta dell'argentino Abel Balbo, che costa il posto
al tecnico Mutti. La panchina azzurra viene affidata all'esperto
e navigato Carlo Mazzone che chiede e ottiene l'acquisto
del "vecchio" principe giallorosso Giuseppe
Giannini, reduce da un'esperienza austriaca con lo Sturm
Graz, per affidargli le chiavi del centrocampo partenopeo
assolutamente privo di una mente alla gestione del gioco.
Nonostante questo i limiti tecnico-tattici della squadra
sono incolmabili. Dopo 4 partite e altrettante sconfitte,
di cui una per 5-1 in trasferta contro il Bologna, resosi
conto della situazione generale, Mazzone rassegna le dimissioni.
La panchina viene affidata a Giovanni Galeone. L'esordio
è bagnato da un pareggio casalingo per 1-1 contro
la Fiorentina: è il 30 novembre e il Napoli "conquista"
il suo 5° punto in classifica su 30 disponibili dopo
le prime 10 partite. Anche Galeone, così come Mazzone,
vuole un suo pupillo per rinforzare un centrocampo assolutamente
privo di idee e viene accontentato con l'ingaggio di Massimiliano
Allegri. Viene acquistato, inoltre, anche il croato Aljosa
Asanovic, centrocampista di qualità. Nonostante
questo la situazione del Napoli peggiora sensibilmente:
nelle successive 9 partite il Napoli perde 7 incontri
(in sequenza: Piacenza-Napoli 1-0; Napoli-Parma 0-4; Sampdoria-Napoli
6-3; Napoli-Milan 1-2...), ne pareggia 2 e non riesce
mai a vincere una gara. La squadra è senza gioco,
senza anima, con lacune tecniche e tattiche agghiaccianti:
Taglialatela in porta vive la sua peggiore stagione partenopea,
criticato e insultato dallo stesso pubblico che qualche
stagione prima lo osannava. La difesa è assolutamente
priva di esterni con Sergio, Facci e Panarelli che, messi
insieme, non sono in grado di competere con un giocatore
di medio-basso livello. Crasson sulla corsia opposta non
è che se la cavi meglio. A centrocampo si era pensato
di affidare tutto ai piedi rozzi di Rossitto, senza pensare
ad acquistare un regista di livello, investendo il giovane
primavera Raffaele Longo di questo ingrato compito con
il risultato di averlo bruciato completamente. In attacco
Calderon è la controfigura di un calciatore dilettante
e Protti non è il giocatore che si è potuto
ammirare per anni sui campi di calcio di serie A. Solo
il giovane Bellucci riesce a fare qualcosina di buono
ma è assolutamente impossibile risolvere da solo
tutti i problemi. Manca la fantasia e la qualità
al centro del campo e quando si è voluto intervenire
lo si è fatto dapprima acquistando il motivato
ma fuori forma Giannini che, una volta entrato in condizione
è stato accantonato per lo stanco e spento Allegri,
con l'inserimento ulteriore di un giocatore come Asanovic
assolutamente privo di condizione atletica, che è
riuscito ad entrare in forma solo a fine campionato, giusto
in tempo per fare bella figura ai Mondiali del '98 con
la nazionale Croata. Intanto sul fronte societario Ferlaino
annuncia di aver affidato all'ex centrocampista azzurro
Salvatore Bagni, la gestione tecnica della società:
vengono ceduti Giuseppe Giannini, Mirko Conte, Marco Zamboni,
e Josè Luis Calderon e viene acquistata la punta
Damir Stojak. Nonostante gli sforzi e le buone intenzioni,
dopo la sconfitta per 5-0 contro l'Empoli, salta anche
la panchina di Galeone che viene sostituito ancora da
Vincenzo Montefusco che sembra dare un briciolo di speranza
all'ambiente con il successo per 2-0 sul Vicenza. La realtà
purtroppo è ben più amara: 10 sconfitte
e 4 pareggi per una delle stagioni più umilianti
e amare della storia del club: il Napoli arriva ultimo
in classifica con appena 14 punti realizzati, 2 vittorie,
8 pareggi e 24 sconfitte, 25 gol realizzati e ben 76 subiti.
Cannoniere della squadra azzurra è Claudio Bellucci
con 10 reti in 27 partite, seguito da Turrini con 5 reti
e Protti con 4. Il Napoli retrocede in serie B per la
quinta volta nella sua storia, dopo ben 35 anni consecutivi
di serie A. In Coppa Italia il Napoli viene eliminato
al 2° turno dalla Lazio rischiando tra l'altro una
clamorosa rimonta dopo avere perso per 4-0 la gara di
andata. |
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1998-99:
Dopo il triste campionato della retrocessione, la società
punta ad un immediato ritorno in serie A. Ma la situazione
finanziaria non è per niente buona: infatti la
Covisoc, l'organismo di controllo della Federcalcio sui
conti delle società iscritte ai campionati professionistici,
esprime parere negativo sull'iscrizione del Napoli al
Campionato a meno che non venga trovata una nuova fonte
di finanziamento in breve tempo. Così Ferlaino
raggiunge un accordo con Tele+ per la cessione dei diritti
di immagine per le trasmissioni "criptate" per
la cifra di circa 18 miliardi l'anno. Questo accordo salva
in extremis il Napoli dal fallimento. Dal punto di vista
tecnico viene ingaggiato come allenatore Renzo Ulivieri.
Avviene una specie di "epurazione" della squadra:
partono Longo, Protti, Ayala, Crasson, Asanovic, Stojac,
Allegri, Di Fusco, Bruno, Prunier e Troise. Tra i nuovi
arrivi il portiere Mondini, i difensori Daino, Lopez,
Mora, Nielsen, Pesaresi, i centrocampisti Flick, Paradiso,
Scapolo e Shalimov, fortemente voluto dal tecnico, e gli
attaccanti Imbriani, Murgita e Triuzzi. Molti di questi
nuovi arrivi sono in prestito o, al massimo, in comproprietà.
A metà campionato vengono acquistati anche Mezzanotti,
Magoni e finalmente una punta, Stefan Schwoch. In tutto
il campionato il Napoli non riesce mai ad inserirsi in
classifica tra le prime squadre. Una stagione incolore
finita al 9° posto con 41 reti fatte e 38 subite e
un gioco inesistente, sicuramente uno dei Napoli peggiori
degli ultimi vent'anni rispetto alla qualità del
gioco espresso. Ulivieri viene esonerato alla 36ª
giornata, dopo la sconfitta per 2-1 ad Andria ed al suo
posto viene chiamato ancora una volta Montefusco che traghetta
la squadra a fine campionato. Migliore realizzatore della
stagione con 10 gol Turrini, seguito da Bellucci e Schwoch
con 6. In questa stagione il portierone azzurro Pino Taglialatela
attraversa il suo grande momento di crisi che si scontra
con gli insulti di quegli stessi tifosi che anni prima
lo osannavano per le sue grandi parate che gli valsero
il soprannome di Batman Taglialatela e che gridavano il
suo nome all'inizio di ogni partita. Errori grossolani
ed evidente mancanza di serenità portano alla sua
esclusione in favore del suo dodicesimo Luca Mondini.
In Coppa Italia il Napoli viene eliminato al 1° turno
dalla Lucchese. |
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1999-00:
E' il campionato del ritorno in Serie A. La panchina azzurra
viene affidata al grintoso e tenace Walter Novellino.
Arrivano anche il portiere Bandieri, i difensori Lombardi,
Lucenti, Oddo e Troise; i centrocampisti Alessi e Miceli,
e il giovane regista diciottenne brasiliano Matuzalem;
gli attaccanti Bordi (argentino), Anselmo Robbiati, fantasista
di qualità dell'Inter e Roberto Stellone. Tra le
partenze Murgita, Imbriani, Daino, Altomare, Mondini (in
prestito), Paolo Cannavaro, Flick, Rossitto, Esposito,
Shalimov e Paradiso (uno dei pochi a salvarsi nel grigiore
della precedente stagione). Anche il grande e contestato
Pino Taglialatela lascia Napoli. A malincuore capisce
che è finito un ciclo, che a Napoli non può
essere sereno e che la dirigenza non punta più
su di lui, e si accasa alla Fiorentina dopo ben 6 stagioni
e 174 partite disputate con la maglia del Napoli. Sul
fronte acquisti la società si muove ancora con
la soluzione degli economici prestiti e comproprietà
che l'anno successivo vengono puntualmente perse. Il campionato
inizia un po' in sordina, con alcune battute d'arresto
inaspettate. Ma, alla 12ª giornata, battendo la Sampdoria
al San Paolo per 1-0 (gol di Schwoch), il Napoli arriva
ad un punto dalla zona promozione. Poi perde a Cosenza
ma la domenica successiva vince con l'Empoli (ancora Schwoch)
e torna 4° in classifica. Conclude il girone di andata
al 4° posto vincendo a Marassi contro il Genoa (1-0
con gol di Lucenti). Il Girone di ritorno oscilla tra
il 4° posto, con la vittoria sull'Atalanta (gol di
Stellone), ed il 5° posto per effetto dei numerosi
pareggi casalinghi e della bruciante sconfitta di Fermo
(3-2), del crollo di Vicenza (3-0) e della sconfitta casalinga
(2-3) con il Treviso che così conquista sei punti
negli incontri con il Napoli. Alla 31ª giornata la
svolta: vittoria a Genova contro la Sampdoria (gol di
Asta, arrivato a gennaio dal Torino, e Schwoch su rigore);
da qui inizia la serie di risultati favorevoli (ad eccezione
del tonfo di Empoli per 4-1) che spingono il Napoli ai
vertici della classifica con 21 punti raccolti in 10 giornate.
Si conquista così il 3° posto alla 34ª
giornata ed il 2° alla 36ª, con la vittoria per
3-1 sul Brescia, in un San Paolo gremito da 70.000 tifosi.
La matematica promozione viene conquistata alla penultima
giornata sul campo della Pistoiese, con la vittoria per
1-0 con il gol di un "magico" Schwoch (autore
di 22 reti) e protagonista di una stagione a dir poco
eccellente, riuscendo ad entrare nel cuore di tutti i
tifosi azzurri. Pur senza dominare il campionato e senza
mostrare un gioco sfavillante, la concretezza e la bravura
di Walter Novellino hanno consentito di conquistare di
nuovo la serie A. La squadra di base faceva perno su di
un solido 442. La formazione titolare prevedeva Bandieri
in porta, sostituito poi a metà campionato da un
giovane del vivaio azzurro che veniva considerato da anni
e da tutti gli addetti ai lavori l'erede di Pino Taglialatela,
Ferdinando Coppola; la difesa prevedeva il duo centrale
Nielsen-Lopez (con il primo a lasciare il posto a capitan
Baldini nella seconda metà del campionato, al rientro
dopo un brutto infortunio al ginocchio) con Oddo a destra
e Mora a sinistra; a centrocampo Oscar Magoni mediano,
a supportare la regia del giovane ma già valido
Matuzalem, con l'ottimo Asta in fascia destra e Lucenti
sulla corsia opposta; in attacco il prolifico duo Schwoch-Stellone,
autori di 32 reti in due. La squadra inoltre ha potuto
contare anche sulla fantasia di "Spadino" Robbiati
(da cui ci si poteva comunque aspettare di più),
sul contributo offensivo di Claudio Bellucci, autore di
6 reti, sull'esperienza e la qualità di Francesco
Turrini sulla destra, e sul lavoro "pesante"
di Salvatore Miceli in mediana. Verso fine campionato
un importante avvenimento anima la città parallelamente
ai risultati sportivi: l'imprenditore bresciano Giorgio
Corbelli entra in Società accanto a Ferlaino, rilevando
il 50% delle azioni della Società Sportiva Calcio
Napoli di cui assume anche la presidenza dal luglio 2000.
Corrado Ferlaino diventa Amministratore delegato e l'onorevole
Clemente Mastella viene nominato Vicepresidente. Il Napoli
ritorna in serie A e tutta la città festeggia con
la convinzione che si possa finalmente smettere di soffrire
e riaprire un nuovo ciclo, se non vincente, quanto meno
più che dignitoso. |
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