A cura di: Redazione
Fonte: Corriere dello Sport
Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, si racconta in un'intervista ai canali ufficiali del club azzurro. "Quando
è uscita la notizia su internet che c'era stato un contatto, subito ho guardato
il mio lnstagram e ho visto i messaggi dei tifosi del Napoli. Ho poi
parlato con Dries [Mertens], che conosco da quando avevo 17 anni. Avevo già
un amico fidato che mi preparava alla vita qui. Quando giochi con il Napoli si
vede che rappresenti un'intera città e la sua gente. È fantastico da provare.
Ti dà energia per dare il massimo ogni giorno. Quando vedi i giocatori, i
fisioterapisti, i camerieri, e tutti quelli che lavorano qui, sono tutti veri
napoletani che amano il club. Questo ti fa sentire bene ma c'è anche una grande
responsabilità per dare il massimo".
L'attaccante ha poi parlato anche dei suoi idoli e della sua
presentazione al Maradona: "Drogba era il mio idolo, come Ronaldo,
Thierry Henry, Anelka ed Eto'o. Alla presentazione ero sopraffatto. È stato
tutto così incredibile. Ero tipo: "Wow!'. Ho sentito
un'atmosfera diversa con un'energia davvero positiva. Sì, ho segnato, ma
abbiamo vinto, che è la cosa più importante. Come giocatore, ora prendo le cose
giorno per giorno. Cerco di dare un po' di più ogni giorno e vedo dove mi porta
entro la fine della stagione". E alla domanda se ha imparato qualcosa
del napoletano risponde: "No, ma quando vado dal fisioterapista la
mattina cerco di capire cosa si dicono i ragazzi ma è dura, pian piano ci
arriverò. Dammi un paio di mesi poi spero di fare due chiacchiere con qualcuno
quando vado al supermercato".
Lukaku ha fatto un viaggio nelle sue origini: "Sono nato
ad Anversa. Mio padre era un calciatore nella massima serie belga. Siamo stati
ad Anversa, Liegi e Bruxelles. Quando siamo tornati ad Anversa, ho iniziato a
giocare a calcio all'età di sei anni. Era a 20 minuti da dove vivevamo, ma non
avevo la macchina, quindi sono andato a giocare per una squadra regionale. Ho giocato
lì per un anno e poi è arrivato il Lierse. Sono rimasto lì per due anni,
abbiamo vinto il campionato belga due volte e mi sono trasferito
all'Anderlecht, la mia squadra del cuore. Il mio debutto all'Anderlecht è stata
una sensazione forte. Quando ho visto Vincent Kompany fare il suo
debutto per l'Anderlecht, ho pensato che se ce l'ha fatta lui, ci potevo
riuscire anch'io. Ha le mie stesse origini, anche suo padre è
congolese".
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