A cura di: Redazione
Fonte: crcnews.it
Oggi in esclusiva su CRC, la radio partner della SSC Napoli,
è intervenuto il responsabile dello staff medico, dott. Raffaele
Canonico. Queste le sue dichiarazioni: «I professionisti non staccano mai durante le vacanze, solo
il giorno di Natale, ma è sempre stata mantenuta una settimana tipo da parte
del mister in vista dell’evento agonistico una volta alla settimana. Anche col
pranzo di Natale è cambiato poco, visto che ci si è allenati il giorno prima ed
il giorno dopo: i ragazzi continuano a seguire le indicazioni. Le fake news riscontrate più spesso? Nell’epoca dei social
tutti vanno a ricercare notizie e fonti spesso non attendibili, per noi è
problematico perché anche con pazienti esterni ci arrivano notizie o presunte
diagnosi. A volte leggo che servirebbe fare digiuno, in realtà non è così,
meglio bere molto e fare dieta mediterranea con frutta e verdura. Poi per
quanto riguarda infortuni e patologie degli atleti, siamo attorniati da fake
news. Preservare gli atleti dal freddo? Noi siamo fortunati perché
il freddo vero di solito lo proviamo a gennaio-febbraio. La preparazione degli
atleti comincia dall’interno: si attivano in palestra, l’obiettivo è preparare
muscolo ed articolazioni all’attività esterna. Questo viene fatto in sala
medica con i fisioterapisti e poi in palestra con i preparatori atletici. Poi è
ovvio che ci sono gli indumenti tecnici altamente specializzati e termici che
aiutano, anche chi ad esempio deve entrare a partita in corso e si riscalda
prima. Il caso Bove? Mi ha fatto un effetto che mi ha
lasciato interdetto, ma probabilmente si è salvato perché era su un campo da
calcio: fosse successo a casa o in strada, senza poter essere soccorso da
sanitari di alto livello, probabilmente parleremmo di altro. La medicina dello
sport è materia molto avanzata, noi abbiamo a disposizione dei bazooka perché
possiamo fare ogni genere di esame sui professionisti, ma alcune patologie sono
indiagnosticabili pre-mortem. L’importanza di una visita accurata e precisa è
fondamentale, è più facile ad alto livello perché abbiamo strutture diverse e
tempi più brevi, in categorie inferiori è sicuramente più difficile. Noi siamo
all’avanguardia sull’idoneità sportiva, ma paradossalmente a volte assistiamo
in Campania a visite fatte in maniera approssimativa, spesso senza seguire
nemmeno i requisiti minimi. Siamo all’avanguardia mondiale, per noi medici la
tutela della salute dei nostri assistiti è fondamentale, però spesso assistiamo
ad altre cose ed in vent’anni è cambiato poco. La colpa è anche dei medici e
dei genitori, delle società sportive che per fretta e velocità organizzano
visite di gruppo. Come si lavora ad inizio stagione col Napoli? Siamo noi in
primis a doverci adattare alle richieste degli staff atletici, ma abbiamo
principi di lavoro che facciamo conoscere e comprendere. Lo staff atletico con
noi collabora tanto ed è la prima chiave di volta nel rapporto tra area
sanitaria e tecnica: fortunatamente con il professor Coratti ed
i collaboratori Cacciapuoti e De Felice c’è
una collaborazione che va oltre il quotidiano, sui giocatori nuovi sulla base
di una serie di test atletici e medici c’è un interscambio quotidiano, spesso
sono loro a chiederci se conviene fare un allenamento di forza o diverso. Certo
ci vuole anche la capacità e l’intelligenza di sapersi adattare, se ognuno
rimane sulle proprie posizioni l’obiettivo comune può venire meno.
Cos’è il Napoli per me? Ho iniziato nel 2003, poi dopo
qualche anno nel settore giovanile sono tornato con la prima squadra e sono
responsabile dal 2019. Noi abbiamo studiato per arrivare fin qui, l’imprinting
dell’università in una serie di problematiche ti aiuta tanto. La medicina va
avanti e noi ci aggiorniamo. Da tifoso dico spesso che dobbiamo rimanere
lucidi, altrimenti certe decisioni in situazioni limite possono farti fare un
passo più lungo nella gestione. Quasi nessun atleta si sveglia senza un
fastidio la mattina, noi dobbiamo capire quanto può diventare un infortunio o
un problema, anche grazie al loro feedback. Noi abbiamo vissuto l’anno dello
scudetto, ma solo dopo la certezza del titolo siamo tornati un po’ tifosi».
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