A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews
Il Prof. Raffaele Canonico, responsabile dello staff medico del Calcio Napoli, è intervenuto a Radio Goal su Radio Kiss Kiss Napoli, intervistato dal direttore Valter De Maggio.
Partiamo da Politano, cosa hanno evidenziato gli esami strumentali e quali sono i tempi di recupero?
Matteo ha avuto un brutto infortunio, una insaccata alla caviglia, una distorsione durante la partita. Ha provato per qualche momento ma poi è uscito perché aveva parecchio dolore. Dagli esami effettuati ieri si è evidenziata una classica distrazione, cioè una lesione ai legamenti della caviglia, il peroneo astragalico anteriore che di solito in questo tipo di infortuni viene sempre interessato. Parliamo di una distorsione di primo grado, di una prognosi di circa 3 settimane; spesso sorrido quando sento chiedere ‘quanti giorni ci vogliono per rivedere in campo tale atleta?’. Quando facciamo una diagnosi andiamo sulla base dell’esperienza e dei protocolli ed anche in base a come rispondono gli atleti a tutti gli iter riabilitativi. In media un infortunio del genere richiede tre settimane, poi dipende anche da come evolve la prossima settimana la terapia che lui ha già iniziato in Nazionale anche perché abbiamo un terapista nostro che fa parte anche della Nazionale. È stato dunque super seguito in Nazionale, poi ha continuato da noi, e vedremo al principio della prossima settimana. La situazione della caviglia sta migliorando e vedremo di giorno in giorno; esiste poi anche la gestione del dolore, su un trauma distorsivo, infatti, un conto è una corsa in linea, un altro è andare a sollecitare con corse e frenate, cambi di direzione e accelerazioni che sono poi anche tra le caratteristiche peculiari di questo tipo di giocatore.
Accelerazioni, ne è un maestro Victor Osimhen…
Vorrei dire ancora qualcosa su Matteo: questa mattina un amico mi parlava di un titolo che parlava di ‘Politano bersagliato dalla sfortuna’. Per me in italiano la parola bersagliato indica che il giocatore è stato più volte colpito dalla sfortuna e dagli infortuni, in realtà non è così. È stata scritta una inesattezza. È stato sfortunato ma dire bersagliato… le persone leggono ed equivocano pensando che il giocatore abbia già avuto altri infortuni e non è così.
Victor Osimhen, a che punto siamo con il suo recupero?
Siamo al 17° giorno di infortunio. Victor è un atleta, un professionista che per sue caratteristiche ha accelerazione, cambi di passo, progressione sui 20-30-40 metri. E infatti ha avuto il classico infortunio del velocista, del centometrista, infatti il muscolo interessato è il bicipite femorale in una zona particolare. Lui ha avuto una lesione di secondo grado: quando noi diamo una gradazione a un infortunio muscolare, non intendiamo solo la grandezza della lesione ma anche la zona in cui si è localizzata la lesione. L’abbiamo classificata di secondo grado perché si tratta di una zona un po’ più vicina alla giunzione neotendinea, una zona più delicata che richiede una attenzione leggermente maggiore per quanto riguarda il processo di riabilitazione. Stiamo parlando di un atleta che arriva a 34-35 km orari e allora finchè si esprime a una velocità di 25-28 km orari è un conto, arrivare a quelle velocità vuol dire riallenarlo e riadattarlo per sopportare quei determinati stress biomeccanici a cui è sottoposto.
Provo a dare la data del 9 ottobre, Cremonese-Napoli: è credibile rivedere Victor in campo o con questi infortuni muscolari ci vuole più calma e pazienza per una ripresa al meglio?
Quella settimana prima della Cremonese diventa cruciale. Se la settimana prossima come sta accadendo già in questa settimana, i progressi sono buoni e la cicatrizzazione della lesione procede e si completa perfettamente e riusciamo a riabilitarlo e a riportarlo alla condizione organica, aerobica e nei valori di forza dell’arto interessato. La riabilitazione e la guarigione sportiva si completa quando l’atleta ha già effettuato alcuni allenamenti con la squadra. L’idea è questa: con l’Ajax in casa siamo a 28 giorni, per un infortunio del genere siamo intorno alle 5 settimane: ribadisco per cui che diventa cruciale la settimana della Cremonese, potrebbe essere un obiettivo plausibile, se non quella il ritorno di Champions con l’Ajax al Maradona.
Osimhen è stato spesso vittima di infortuni traumatici anche in Nazionale: è la sua generosità che lo espone a questo?
Negli infortuni traumatici il fatto che lui sia un giocatore molto fisico credo che un minimo non dica aumentare il rischio ma ecco, non si tira mai indietro rispetto al contrasto e ad andare incontro all’avversario. Infatti tra la lussazione di spalla in Nazionale e due traumi cranici, a Bergamo e poi quello maxillofacciale. Il discorso muscolare è differente: sono definiti traumi indiretti. Che siano poi dovuti a sovraccarico o a volte un contrasto di gioco che ti altera la biomeccanica, che ti scompensa da un punto di vista posturale, alla lunga ti può creare un alert e portarti anche un infortunio muscolare. Victor non ha mai avuto infortuni muscolari, questo è il primo.
Perché Victor indossa ancora la mascherina: protezione, sicurezza o una sorta di scaramanzia?
Credo che lui lo faccia innanzitutto per avere un plus di tranquillità che la maschera gli dà anche se insieme al chirurgo che lo ha operato lo abbiamo rassicurato che già da aprile e maggio scorso poteva non indossarla più, ormai siamo quasi ad un anno dall’infortunio e il processo di ossificazione e calcificazione è terminato da tempo. Questo a lui conferisce un qualcosa in più di tranquillità, che poi ci sia il fatto scaramantico questo bisognerebbe chiederlo a lui.
Per Demme buone notizie, ha già ripreso ad allenarsi con il gruppo.
Sì, da ieri ha ripreso ad allenarsi con il gruppo, in realtà se avessimo cominciato ad allenarci martedì avrebbe cominciato martedì. Siamo stati perfettamente nei tempi, magari abbiamo guadagnato anche qualche giorno. Diego aveva rimediato una frattura del cuboide sinistro e diciamo dopo un mese preciso è tornato in gruppo, sta facendo tutto e anche bene, la condizione fisica è ottima anche perché si è allenato negli ultimi 10/15 giorni da un punto di vista fisico. Ovvio poi che deve ritrovare le dinamiche dei contrasti e del lavoro di squadra, ma questo avverrà solo con gli allenamenti consecutivi, ma sta bene, è pienamente recuperato.
Dal 1 ottobre al 12 novembre: 42 giorni nei quali il Napoli giocherà ben 12 volte, 8 in campionato e 4 in Champions. Al termine di questo ciclo il Napoli tornerà in campo il 3 gennaio, circa 2 mesi dopo, un periodo intenso, una pausa non uguale per tutti tra chi giocherà in Nazionale e chi non giocherà. Come si gestisce un periodo così importante?
Noi un poco ci abbiamo fatto l’abitudine, pensiamo al calendario ingolfato post lockdown quando giocammo anche con temperature serali elevatissime disputando in 40 giorni circa 11 match, più o meno con la stessa calendarizzazione. Guardando il calendario ci vedo un lato positivo: tra Napoli-Bologna e Roma-Napoli abbiamo una settimana tipo. Quello che diventa poi stressante – a parte il carico delle partite che dopo 4 o 5 partite comincia a diventare importante dal punto di vista biomeccanico e di recupero della fatica e la gestione dei viaggi soprattutto delle trasferte europee…
Gli impegni sono tantissimi ma i tempi di recupero come sono, Prof?
Teniamo presente che per recuperare completamente da una partita per chi ha giocato sopra i 60/65/70 minuti, ci vogliono all’incirca 48-72 ore. Spesso ci ritroviamo il secondo giorno dopo il match ad essere già in rifinitura per la partita successiva. Ti ritrovi a fare con chi ha giocato la partita precedente o chi ha accumulato tre o 4 partite con minutaggi importanti, a dover gestire anche gli allenamenti che diventano poi allenamenti di mantenimento in cui non puoi andare a riempirli di esercitazioni fisiche che di cose importanti, esempio, le esercitazioni tattiche per aprire il campo. Certe cose non puoi, ovviamente, non farle in preparazione di una partita, anche da un punto di vista fisico. Per quello tra staff sanitario, staff tecnico e i due preparatori atletici, Sinatti e Cacciapuoti che sono molto bravi, stiamo poi a gestire il carico esterno, il carico interno, i recuperi, i gruppi di recupero i giorni dopo le partite, lavori di recupero, di prevenzione, lavori posturali, lavoro con la criosauna, abbiamo tutta una serie di metodologie per il recupero della fatica. Tutti i fisioterapisti nel giorno dopo le partite ma anche la sera stessa della partita cominciano a trattare i giocatori e mettiamo in atto tutto quel che abbiamo a disposizione. Ovvio poi che in trasferte in cui sei costretto a tornare alle 4 o alle 5 del mattino, quando vai ad alterare il ritmo sonno-veglia, diventa un’ulteriore variabile da dover gestire che alla lunga può influire in maniera negativa, soprattutto su quei giocatori che magari per forza di cose o scelte tecnico tattiche sono costretti a giocare più partite consecutive.
Pausa Mondiale: due mesi di stop in cui una parte dei giocatori sarà impegnata con le partite, un’altra parte no e alla ripresa del 3 gennaio avremo Inter-Napoli. Come si gestirà tutto questo per portare la rosa ad avere una preparazione non omogenea ma almeno un po’ tutti allo stesso livello?
È una finestra temporale quasi sovrapponibile a quella che abbiamo avuto questa estate tra la fine dello scorso campionato e l’inizio di quello in corso come numero di giorni.
Il punto è che ora farà freddo e si giocheranno partite, a differenza di quanto accaduto in estate…
Subito dopo la fine prevediamo un periodo di riposo, poi non abbiamo ancora quantificato in quanti giorni. Poi rifaremo una sorta di programmazione tipo ritiro estivo, nel quale siamo andati indietro di circa 40-42 giorni rispetto al primo impegno ufficiale. Penso che i preparatori atletici insieme allo staff tecnico andranno a fare più o meno lo stesso calcolo. Va, poi gestito anche un discorso di partite amichevoli da inserire nel contesto. Dopo un mini ritiro, quindi, magari inserire delle amichevoli per mantenere e riportare a un allenamento intenso tra i ragazzi che non andranno ai Mondiali. Poi ci sarà da gestire quelli che sono andati ai Mondiali e fino a che turno: uscita dopo 3 partite, i quarti, la semifinale, la finale (io gliela auguro per loro). A quel punto arriverebbero stritolati poco prima della ripresa del campionato.
Gli infortuni in Nazionale: si sta giocando troppo?
Il tema del calendario ingolfato è stato più volte sollecitato ed affrontato anche da noi medici di club come dai preparatori atletici ed altri addetti ai lavori. Il discorso degli infortuni muscolari è un discorso che paradossalmente si ripete in tutte le squadre, voglio dire che alla fine di una stagione – e spesso si parla di prevenzione di infortuni muscolari e tutto quel che concerne la gestione dell’atleta – ma alla fine di una stagione le squadre hanno più o meno lo stesso numero di infortuni muscolari. Cambia spesso come questi vengono distribuiti all’interno della stagione. Partiamo dalla letteratura scientifica: se prendiamo un gruppo studio di ricerca della UEFA molto sensibile al tema degli infortuni muscolari come a quello del trauma cranico, ed è molto fertile dal punto di vista scientifico. Si sa ormai da anni che giocando ogni tre giorni, un giocatore, alla quarta o quinta partita consecutiva, il rischio di traumi indiretti ma anche diretti, aumenta in maniera esponenziale, è un dato scientifico. Ovvio poi che – vale per Osimhen ma anche per gli altri giocatori – ci saranno anche altri fattori, per esempio un trauma contusivo preso in qualche partita precedente che è andato a creare uno scompenso, uno squilibrio. Qualsiasi atleta di altissimo livello e non solo i calciatori si alza la mattina e avverte un fastidio, un dolorino: è l’evoluzione naturale di chi fa sport ad alti livelli. Ma siccome sono abituati a lavorare ed hanno anche soglie di dolore elevatissime, spesso anche su dei fastidi che noi siamo bravi spesso ad intercettare in anticipo ma certi alert non siamo in grado di comprenderli e prenderli in tempo ed è probabile che questi alla lunga… il calcio è uno sport molto traumatico e recuperare da una partita di calcio – e te lo dice il sottoscritto che proviene dall’atletica leggera, uno sport individuale che richiede carichi di lavoro importanti ma senza trauma diretto, contatto fisico – recuperare da una partita di calcio, dicevo, richiede tempi importanti e una serie di metodologie. Che il calendario sia ingolfato, è un dato di fatto, non ci sono tempi di recupero, anche i viaggi vanno ad alterare i ritmi sonno-veglia, i ritmi circadiani, gli ormoni, e soprattutto l’ormone della crescita, il rischio di infortunio così tende ad aumentare. In tutto ciò ci sono dei fisici, esempio, Callejon, che ha giocato sempre, tutte le partite e non si è mai fermato o fatto male e come lui tanti altri. E parlo anche di allenamento, non solo di partite. È un tema che andrebbe in qualche modo sollecitato: è un numero di partite notevole. Poi avendo noi 16-17 nazionali, molti ragazzi arrivano a fare 65 partite in una stagione, che sono veramente tantissime!
I complimenti che mi arrivano mi fanno piacere ma ci tengo a condividerli con i miei colleghi, a tutto lo staff. Vorrei ringraziare individualmente e personalmente ognuno di loro, non c’è solo Raffaele Canonico, c’è il mio braccio destro, il Dr. De Luca, c’è il nutrizionista Marco Rufolo, i fisioterapisti che stanno a lavorare dalla mattina alla sera, Fabio Sannino che è anche fisioterapista della Nazionale, Nicola Zazzaro, Vincenzo Longobardo, Marco Di Lullo, Marco Romano e Paolo Tartaglione. È grazie a loro e alla collaborazione molto fertile con lo staff tecnico e lo staff atletico - nonostante l’anno scorso qualcuno abbia detto che non c’era comunicazione tra lo staff e i preparatori atletici. Era una informazione inesatta.
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