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GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2023 - INTERVISTE

GOLLINI: “ACCOLTO IN UNA FAMIGLIA DAL PRIMO MOMENTO: QUESTA SQUADRA HA UN LIVELLO TECNICO ALTISSIMO”


Parla per la prima volta da giocatore del Napoli il neo portiere azzurro  


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Pierluigi Gollini, neo portiere del Napoli, è stato l'ospite del salottino azzurro di Radio Goal, su Radio Kiss Kiss Napoli. 

“Ho accettato Napolli con entusiasmo. In pochi sanno che c’è stato un avvicinamento in estate, ma il Napoli stava facendo le sue valutazioni. La Fiorentina era pronta per il passaggio, mentre il Napoli aveva anche la situazione di Navas in ballo. Questa è una piazza che mi piace da sempre per l’amore che ha per il calcio e per i propri giocatori”.

Eri solo da tre giorni a Napoli, segna Osimhen e lui dopo il gol corre ad abbracciare te, l’ultimo arrivato. È un messaggio?

Innanzitutto lo ringrazio. Poi negli spogliatoi gli ho detto in inglese ‘Fammi vedere il leone che sei, voglio vedere un leone’, poi abbiamo parlato un po’. Abbiamo legato in maniera naturale e credo sia stato anche lui, il gesto che abbia fatto per darmi il benvenuto. Lo ringrazio. Mi sto trovando davvero benissimo qua, mi sembra di stare in questo gruppo da tantissimo tempo. Gli italiani li conosco tutti molto bene, abbiamo passato varie esperienze nazionali con tutti, e c’è anche Ndombele che era mio compagno al Tottenham. Sono compagni con i quali gioco alcuni insieme, altri contro da tanti anni e mi sono integrato benissimo.

Nella partita d’andata a Firenze e finì 0-0, il Napoli lo vedesti da avversario, Raspadori fece un gran gesto: controllo, controtempo e lì solo un portiere enorme poteva fare la parata che facesti tu: è il bello del calcio?

Sicuramente quello lì è stato il mio momento migliore in maglia Fiorentina, dopo non ho più trovato lo spazio che desideravo e oggi questo mi ha consentito di essere qua. Non so, forse era un segno del destino, Jack mi fece un bel tiro e io feci una grande parata e già allora si vedeva che il Napoli era partito molto forte, una squadra alla terza giornata che aveva dato solo un assaggio. Ora la squadra è più collaudata ma fu comunque una bella partita, un po’ di  tifosi del Napoli mi hanno maledetto, spero ora di dar loro gioie con la maglia del Napoli. 

 

Che gruppo hai trovato? Da fuori sembra una famiglia:  è l’esatta percezione?

Sì, sicuramente. Credo che tanto sia dato dalle persone che lavorano per il Napoli, che sono intorno alla squadra, a partire dai magazzinieri, allo chef, ai fisioterapisti, tutte le persone che lavorano intorno a noi mi hanno accolto come in una famiglia. Questo davvero aiuta le persone quando arrivano in un contesto nuovo ad ambientarsi subito, ad integrarsi e a sentirsi a casa. Credo che tutte queste persone giochino un ruolo fondamentale e poi c’è il gruppo squadra. Ho trovato un gruppo molto tranquillo, molto maturo, solido e con i piedi per terra. Per me è stato molto facile inserirmi.

Spalletti ha detto che non era bravo in matematica: tu hai fatto scuola a Bologna?

No, sono nato a Bologna ma sono cresciuto a Ferrara, poi a 16 anni sono andato a giocare a Manchester nelle giovanili e quindi ho lasciato l’Italia presto. So benissimo dove vuoi arrivare con la tua domanda… credo la chiave del discorso sia pensare partita dopo partita, e da quello che ho vissuto io, tutta la partita credo che sia stato sempre così, anche in passato e credo sia anche la forza di questo gruppo. Alla fine se riusciamo a fare quello che questa squadra ha dimostrato nel tempo credo che il futuro davanti sia davvero bello e ci possa aspettare delle belle cose.

A proposito di matematica: basti pensare al Milan che l’anno scorso ha vinto lo scudetto e quest’anno sta avendo un periodo difficile che può capitare a tutti. È normale che noi speriamo non capiti a noi, ma nel calcio a volte sembra che delle cose siano facili, in realtà non lo sono ed è giusto che la squadra ed il mister in primis abbiano i piedi per terra, così come lui ci trasmette, per andare passo dopo passo.

A Ferrara l’ultimo dell’anno fanno l’incendio del castello…

È molto bello.

Ti sei fatto raccontare da Raspadori cosa accade l’ultimo dell’anno a Napoli?

Dell’ultimo dell’anno me ne hanno parlato in pochi, tutti mi parlano della potenziale futura festa. Quello mi dicono: ‘ma ti immagini qua se succede cosa succede?’. Sinceramente è difficile immaginarselo, poi sono un ragazzo italiano e conosco la cultura napoletana ma poi finchè uno in un posto non ci vive, non sa le cose al 100%  però posso immaginare che il Capodanno a Napoli sia una cosa molto bella ed unica.

Manchester, Aston Villa e Tottenham, conosci la Premier e il modo europeo in cui si gioca. Il Napoli è la squadra italiana più vicina alla Premier come modo di giocare?  

Quello sì. La cosa che accomuna molto le squadre di Premier League, a parte il City che ha un modo di giocare unico,  quello che ci differenzia dalla Premier è il livello di agonismo e di intensità. Noi oggi abbiamo un livello tecnico altissimo e sinceramente sono rimasto impressionato quando sono arrivato in questa squadra perché il livello è veramente elevato in tutti i giocatori. Quando si fanno le partite di allenamento ho davvero avuto la percezione di essere in una squadra con tanti ragazzi veramente forti tecnicamente. La squadra è poi in un momento di ottima fiducia e tutti si esprimono al meglio. Abbiamo inoltre anche una grande intensità e questo sicuramente è la cosa che magari ci accomuna di più al calcio europeo. Sia in Inghilterra che in Germania si tende a giocare a ritmi molto elevati, c’è grande agonismo e il gioco si interrompe di meno.

Domenica a La Spezia altro impegno da non sottovalutare: a certi livelli partite facili non ce ne sono.

Assolutamente! Poi specialmente a La Spezia, lo stadio è ostico perché è molto piccolo, vicino, il pubblico sarà molto caldo e quando poi arriva la prima in classifica, gli altri hanno sempre il coltello fra i denti per provare a vincere la partita. Noi sappiamo l’importanza della partita, sappiamo quel che ci aspetta e credo che il Napoli a La Spezia si farà trovare pronto.

Questo Napoli potrebbe diventare la mina vagante della Champions?

Credo che la Champions sia una competizione molto difficile ed estremamente competitiva. Dalla nostra abbiamo il fatto di poter scendere in campo con la spensieratezza, con il pensiero di poter giocare a calcio, di esprimerci al meglio, senza aver paura di nessuno e giocandoci al meglio le nostre carte. Credo che questa possa essere un’ottima arma per noi e con il talento, il modo di giocare che abbiamo  possiamo mettere in difficoltà le squadre e giocarcela con chiunque.

Fa male vedere in Serie A tantissimi portieri stranieri eppure la scuola italiana di portieri è tra le migliori al mondo. Per fortuna al Napoli ci sono due grandissimi portieri italiani: Meret e Gollini: è un bel segnale che al Napoli ci siano due tra i quattro più grandi portieri d’Italia (insieme a Donnarumma e Vicario ed aggiungo anche Carnesecchi)?

Sicuramente sì, non posso che esserne felice e dire che secondo me il Napoli ha fatto le scelte giuste. Ovvio che non sta a me dirlo, capisco il tuo punto di vista e concorso sul fatto della scuola italiana di portieri dal punto di vista tecnico. A volte magari la vecchia scuola e il suo modo di allenare è rimasta un po’ troppo ferma su certi  cardini. Il calcio è diventato molto più europeo: si gioca molto più coi piedi, deve essere molto più dinamico, deve coprire anche lo spazio. In determinate cose credo si possa prendere anche qualcosa da altri nel modernizzare la scuola ma tecnicamente e quando si impara a fare il portiere, penso che la scuola italiana sia ancora la migliore al mondo. La tecnica ti aiuta a evitare di fare errori ed essere più  completo e più pulito possibile. Credo che in Italia siano ancora dei grandi maestri ad insegnarlo.

Gollorius il rapper: la tua ‘Champions rhyme’ è di buon auspicio, mai smettere di sognare?

Assolutamente! All’Atalanta andavamo sempre in campo con il pensiero di giocarcela con chiunque, non vedo perché non possiamo farlo a Napoli, anzi. Credo sia giusto anche essere realisti ed andare step-by-step: pensare oggi partita per partita credo sia la cosa migliore per non togliere energie da una parte e puntare troppo dall’altra. Credo che le partite di campionato debbano essere giocate come delle finali, tutte, e quando ci sarà la Champions andare in campo con la mente libera per giocare con chiunque a viso aperto.

L’ultima domanda è scherzosa: si dice che tu abbia letto che l’ultima di campionato è il 7 maggio ed è Napoli-Fiorentina e pertanto abbia detto: ‘scusate, voglio andare a Napoli’, quella partita la voglio giocare da calciatore del Napoli. Questa cosa è vera?

Sinceramente: l’ho appresa oggi questa cosa. Ne ho parlato con qualcuno a colazione di questa cosa.

Ti hanno dato del para… vento: sei voluto venire a Napoli perché avevi paura di prender quattro gol…

Ma no (ride). Da  giocatore del Napoli spero che quella serata là possa essere una splendida giornata, indimenticabile.

Vuoi mandare un messaggio ai tifosi?

L’unica cosa che mi sento davvero di fare è ringraziare tutti i tifosi del Napoli per l’accoglienza che ho ricevuto: mi hanno fatto sentire a casa e benvoluto dal primo momento e questo per me a livello umano non ha prezzo. Vi ringrazio di cuore perché ci sono anche aspetti che vanno oltre il calcio e fanno parte dell’essere umano. Li ringrazio tutti per l’accoglienza e sempre Forza Napoli!