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VENERDÌ 27 MAGGIO 2022 - INTERVISTE

DAVIDE ANCELOTTI: “A NAPOLI SONO STATO BENISSIMO, MI SPIACE SIA FINITA COSÌ; NEPOTISMO? IN ITALIA FA PIÙ RUMORE”


Io raccomandato? Consapevole dei pregiudizi ma per me questo è sprone a far meglio


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Davide Ancelotti, figlio di Carlo e suo allenatore in seconda oggi al Real Madrid si racconta in una lunga intervista a Il Corriere della Sera, nella quale racconta anche una parte della sua esperienza a Napoli, dove sono nati i suoi due gemelli, Leo e Lucas.

“Questo mi farà ricordare ancora di più il bello dell’esperienza. A Napoli sono stato benissimo, vivevamo nella Riviera di Chiaia. Il primo anno abbiamo fatto bene, siamo arrivati secondi, ma la Juve aveva comprato Cristiano Ronaldo. Il difficile è stato quando le cose hanno cominciato ad andar male e non siamo riusciti a raddrizzarle. Mi spiace sia finita così”.

A lei pesa essere considerato un raccomandato?
“Sono consapevole che ci siano questi pregiudizi, e sì, penso sempre di dover dimostrare qualcosa. Ma per me è benzina: mi fa stare motivato e non la voglio perdere. Però per il posto di vice non si fanno casting, ogni allenatore sceglie un uomo di fiducia”.

Con voi si parla spesso di clan: il marito di sua sorella è il nutrizionista della squadra.
“Lavoro da 10 anni con mio padre e il tema del nepotismo salta fuori quando si perde”.

Qual è la squadra che glielo ha fatto pesare di più?
“L’unica italiana dove ho lavorato: il Napoli. Ma credo sia legato al fatto che in Italia la parentela fa più rumore”.

Preoccupato per la finale di domani?
“Più che altro provo felicità, dopo un percorso incredibile, rimonte bellissime. Abbiamo eliminato squadre fortissime: Paris Saint-Germain, Chelsea, Manchester City...”.

Però non siete favoriti.
“Dire che non siamo favoriti è un azzardo. Nessuno si aspettava che saremmo arrivati fin qui. Abbiamo fiducia e rispetto per una squadra che in questo momento se non la migliore, è tra le due-tre migliori del mondo”.

Dormirà stanotte?
“Eh, non sono come mio padre, che riesce a staccare la spina e isolarsi dallo stress: questo gli ha permesso di fare l’allenatore per trent’anni”.

Il Real sembrava una panchina di transizione, dopo Everton e Napoli. De Laurentiis vi ha chiamato per congratularsi?
“Con mio padre è rimasto in buoni rapporti, si stimano, immagino lo abbia sentito”.

Suo padre si conferma un grande gestore di campioni.
“È l’immagine che si ha di lui: l’esperto di uomini, cui tutti vogliono bene. Ma è stato un innovatore!, il primo a giocare con il famoso albero di Natale. La sua caratteristica è sapersi adattare e questo presuppone grande conoscenza: il calcio si può vincere in tante maniere, ma devi saperlo insegnare in modi diversi”.

Vuole somigliargli?
“Da lui ho imparato che vengono prima i giocatori: bisogna partire da loro. Però voglio avere la mia identità”.