A cura di: Maria Villani
Fonte: Corriere dello Sport
Andrea Carnevale, indimenticato attaccante del Napoli negli anni di Maradona, Giordano e Careca, è oggi dirigente all’Udinese. L’ex calciatore azzurro ha rilasciato una intervista a Il Corriere dello Sport, nella quale analizza la gara della Dacia Arena e parla di questo Napoli targato Spalletti. È stata dura, Carnevale, da capo degli osservatori dell’Udinese, questa sfida con il Napoli. «Bisogna essere onesti e ammettere la superiorità altrui. Siamo stati in partita per mezz’ora, poi è diventato impossibile pensare di avvicinarli. Sono fortissimi: si sapeva e se ne è avuta conferma». Lei conosce la città, Napoli, e i suoi sogni. «E conosco Spalletti e comincio con il dire che l’uomo in più del club è lui. Nel gioco, nella costruzione dei gol, sulle palle inattive, sul modo in cui vengono serviti gli attaccanti e si muovo gli altri, c’è la mano di un allenatore che è tra i più bravi in circolazione». Ha eluso la domanda. «Lo farò ancora, perché so pure che Napoli è scaramantica e certe cose non vuole sentirsele dire, ama gustarsele e inseguirle sottovoce. Ma una valutazione si può fare: ci sono tre squadre che ni hanno impressionato e il Napoli, insieme con l’Inter e con il Milan, mi pare quella che sta più avanti». Parli di Spalletti, con il quale ha avuto modo di abbracciarsi. «Non c’è solo stima ma anche affetto. E poi tanta ammirazione da parte mia. Ci siamo detti ciò che non eravamo riusciti a dirci nel periodo in cui non ci siamo visti. L’ho trovato benissimo e ancora meglio mi è sembrato stia il suo Napoli».
Il simbolo del Napoli, secondo Carnevale. «Troppo facile: per me è Insigne, leader maturo che con disinvoltura si è caricato sulle spalle la squadra. L’1-0 è praticamente quasi tutto suo e il modo in cui va via e quel colpo sotto per saltare il portiere confermano che siamo al cospetto di un fuoriclasse. Non bisogna aver paura di usare definizioni impegnative ma aderenti alla realtà. Insigne è un talento».
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