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MARTEDÌ 25 LUGLIO 2017 - EDITORIALE

UN DNA IN FIAMME


Quali malvagi interessi si annidano dietro gli attacchi incendiari del Vesuvio?


 
     
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A cura di: Domenico Fontanella
Fonte: Napolicalcionews.it

Alla fine, fuoco è stato!

Quante volte è stato inneggiato il Vesuvio! Quante invocazioni gli sono state rivolte sotto forma di cori beceri volti a mortificare il popolo napoletano! Proprio lui, lo sterminator Vesevo, tanto temuto ma, allo stesso tempo, tanto amato dai napoletani, per una strana legge del contrappasso, viene condannato a subire la forza demolitrice del fuoco, suo storico alleato di tanti memorabili e devastanti “capricci”.

Matilde Serao lo descriveva come un cavaliere iracondo innamorato della pia fanciulla Capri dalla quale fu costretto a separarsi per volere della di lei famiglia. Così,  saputo che la fanciulla, imbarcata  dai suoi familiari sopra una feluca per essere mandata in estranea contrada, aveva preferito lanciarsi in mare “donde uscì isola azzurra e verdeggiante”, Vesevo “cominciò a gittar caldi sospiri e lagrime di fuoco, segno della interna passione che lo agitava; e tanto si gonfiò che divenne un monte nelle cui viscere arde un fuoco eterno d’amore. Così egli è dirimpetto alla sua bella Capri e non può raggiungerla e freme d’amore e lampeggia e s’incorona di fumo e il fuoco trabocca in lava corruscante…”

Leopardi lo scelse addirittura come suo capezzale, prima ancora di sceglierlo come esempio di natura capace di dare la vita (soltanto metaforicamente, alla ginestra), nonostante l’aspetto desertico e, in apparenza, poco ospitale.

Ogni napoletano, nel suo intimo, gli parla, lo contempla, lo ammonisce, insomma, lo tratta come un vero e proprio familiare perché, in realtà, il Vesuvio fa parte del DNA napoletano, ed ogni attentato che subisce è un attento alle radici del popolo partenopeo.

Forse, è proprio questo il punto? Si vuole dare fuoco al DNA napoletano?

Non è certamente da escludere che possa esservi una regia criminale dietro gli atti incendiari che hanno cancellato ettari ed ettari di vegetazione secolare. La stessa regia criminale che, senza mai mostrare il suo volto, strumentalizza l’ignoranza di alcune frange di pseudo tifosi , alimentando, così, i focolai di odio cui spesso assistiamo durante gli incontri di calcio. Probabilmente, il Vesuvio è soltanto la vittima sacrificale prescelta di un ben più ampio disegno criminoso, ignoto perfino agli stessi esecutori materiali, e che ha l’obiettivo ultimo di  veicolare nel mondo un’immagine negativa della città.

Per loro sfortuna, la natura sa sempre mettere le cose al loro posto e, anche se ora si presenta con un aspetto meno rassicurante, il Vesuvio sarà sempre in grado di offrire la vita alla sua ginestra, ovvero al popolo napoletano.