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SABATO 29 APRILE 2017 - EDITORIALE

SANT'AMBROGIO CONTRO SAN GENNARO


Dai fenici a San Gaudioso, passando per Scipione l'Africano. Le tracce del pensiero africano e mediorientale nell'evoluzione della civiltà europea.


 
     
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A cura di: Domenico Fontanella
Fonte: napolicalcionews

Quella contro l'Inter è sempre stata una sfida dal significato particolare che, oltre a veder contrapposte due compagini calcistiche dalla storia gloriosa, mette di fronte i due patroni più conosciuti d'Italia: San Gennaro e Sant'Ambrogio. 

Le due città di Napoli e Milano, in apparenza molto distanti tra loro, trovano, proprio nell'azione dei due Santi, il massimo punto di convergenza culturale.

Sant'Ambrogio, infatti, rappresenta la Chiesa cristiana dei primordi la quale, nel 380 D.C., seppe intuire la necessità di avvalersi del contributo del pensiero filosofico nord-africano. Così, uno dei più eminenti filosofi africani, Agostino di Ippona (all'epoca, non ancora convertito al cristianesimo), fu chiamato a Milano per sostenere l'operato del vescovo Ambrogio ma, soprattutto, per insegnare ai milanesi i principi filosofici  della scuola di Tagaste (odierna Algeria) di cui faceva parte. 

Ma l'esperienza agostiniana non fu l'unico punto di contatto tra la cultura italica e quella africana. 

Già diversi secoli prima, durante le guerre puniche, i popoli italici ebbero modo di apprezzare la profondità del pensiero proveniente dall'altra sponda del mediterraneo.

Oltre alle armi, romani e cartaginesi incrociarono anche le culture, e da tali scambi culturali trasse notevole beneficio la Campania.

Il principale protagonista romano di quelle campagne, Scipione l'Africano, decise infatti di trascorrere il resto dei suoi giorni a Liternum, ove probabilmente passó diverso tempo a meditare  sulle esperienze di conoscenza maturate durante i contatti con il mondo cartaginese (sembra addirittura che, per prepararsi ad affrontare nel migliore dei modi Annibale, avesse studiato a lungo le abitudini di vita dei cartaginesi, cercando di immedesimarsi negli stessi).

Ancora, nel V secolo D.C., Napoli subirà nuovamente l'influsso della cultura cartaginese, allorquando il futuro San Gaudioso lascerà il paese della provincia di Cartagine dal quale proveniva per approdare nella città della sirena Partenope. I suoi resti giacciono tutt'ora nelle catacombe site sotto la chiesa di San Vincenzo alla Sanità.

Gli intrecci tra le storie di Napoli e Cartagine potrebbero spiegarsi con la loro presunta radice comune. Secondo alcuni, infatti, prima ancora di quelli greci, Megaride potrebbe aver ospitato insediamenti fenici. E fenici erano anche gli esuli che nell'800 a.c. fondarono Cartagine, dopo essere stati costretti a lasciare Tiro (Libano).

A completare il quadro, v'è infine il mito: è certo che i fondatori di Cartagine erano guidati da una donna, la regina Didone, la stessa che, nel mito di Virgilio, amó colui che diede la paternità a Roma, ovvero Enea.

Ci sono tante altre storie, miti, leggende che accomunano le culture mediorientali, nordafricane e sud-europee, le quali trovano la loro massima sintesi in quel capolavoro che è il DNA mediterraneo.

È indiscutibile, quindi, l'apporto offerto dal pensiero africano e quello mediorientale alla crescita della civiltà europea. Bisognerebbe ricordarselo tutte le volte che si discute l'opportunità di edificare muri...