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MARTEDÌ 26 OTTOBRE 2021 - ESCLUSIVE

NADIA BASSO: “MARADONA ‘CAMPIONE FRAGILE’ NATO DUE VOLTE, PRIMA IN ARGENTINA E POI A NAPOLI; INSIGNE ‘FUOCO CHE CORRE’…“


I volti dei due capitani napoletani prendono vita nei ‘ritratti dell’anima’ della pittrice partenopea


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

Nadia Basso è pittrice, disegnatrice, soprattutto ritrattista. Ed i suoi ritratti sono da lei stessa definiti ‘ritratti dell’anima’. È  anche napoletana ed ha coniugato arte, amore, sport calcio e passione con due ritratti, appunto, due capitani: il passato, l’eterno Diego, il presente e si spera anche il futuro, Lorenzo Insigne. Nadia Basso ha raccontato a Napolicalcionews i suoi due dipinti in lunga intervista.

Questi  due ritratti sono bellissimi  e sono stati anche esposti. Dove, Nadia?
Ho esposto entrambi i dipinti quest’estate in su TLA, per Edicola Sport, una trasmissione andata in onda durante il periodo degli europei. Vi sono stati presenti oltre che sportivi e giornalisti anche artisti e musicisti ed io ho avuto l’onore di esporre questi ritratti eseguiti proprio per l’occasione.
Ritrarre Maradona era un mio desiderio, anche prima che ci lasciasse, poi la pandemia mi ha un po‘ bloccata, rendendomi difficile il dipingere… quest’anno però ho ‘rivisto la luce’ nell’ispirazione e nel sentimento artistico, per cui mi sono ‘catapultata’ in questo dipinto di Maradona.

Singolare che il ritorno all’ispirazione sia stato segnato dalla scelta di un soggetto specialissimo…
Maradona è un grandissimo ispiratore già per quel che comunica, per l’affetto che lo lega al popolo napoletano. Io sono napoletana e l’ho vissuto: quando andavo a scuola le gesta di Maradona erano quotidiane.

Ed andavi allo stadio?
No, allo stadio non ci andavo purtroppo, non sono una frequentatrice ma sono tifosa del Napoli pur non essendo accanita e sono felice se la squadra vince le sue partite come mi arrabbio quando vedo che Napoli viene un po’ ingiustamente penalizzato come è sempre successo ed ancora oggi succede…

E Maradona contrastava tutto questo, si poneva contro il ‘potere costituito’.
Era un personaggio scomodo. Non aveva diplomazia e non diceva le cose per piacere agli altri ma semplicemente come le pensava. Si è reso conto molto presto che Napoli aveva gran parte del resto dei club contro: inutile negarlo, un po’ di snobismo o di spocchia, anche nel giudizio sulle vittorie, di queste cose siamo un po’ stanchi. Già all’epoca Maradona combatteva con questi pregiudizi che probabilmente non finiranno mai… Napoli è sempre al centro di discussioni e di polemiche, una città che non puoi ignorare. Non direi di parlarne bene sempre, in maniera onesta sì.

Tornando al dipinto: mi hai detto che hai scelto questa precisa immagine di Maradona anche perché indossa la maglia rossa. Perché?
Ho cercato una foto - ho il viso Maradona nella mia mente e non avrei avuto bisogno della foto per ricordarlo – ma mi serviva una linea guida. Ne ho viste tante interessanti, bellissime, ma ho scelto questa perché si differenziava dalle altre un po’ per il colore atipico, infatti di solito lo vediamo con la maglia azzurra. Questo rosso gli dava una connotazione di passione che io vedo benissimo nel suo carattere. Considerando che il colore rosso non è inventato ma è nelle maglie della squadra del Napoli, nulla tolgo, l’azzurro, che è il mio colore preferito peraltro, qui non gli dava quel carattere di passione, appunto, di sacrificio. Il rosso è un colore sanguigno e stava davvero tanto bene in questo dipinto che mi sono detta: ‘sì l’immagine di Maradona è con la maglia azzurra, ma io voglio metterci il rosso!’. Lo stemma del Napoli peraltro poi è sempre visibile. D’altronde poi Maradona è stato solo nel Napoli, dopo non è stato in altre squadre…

Tranne una parentesi molto breve al Siviglia.
Poco rilevante, il suo grande amore è stato il Napoli e soprattutto Napoli, città che ha amato come se fosse stata la sua città natale. Infatti lo identifico come un napoletano, lo vedo come uno scugnizzo, ne vedo il carattere tipicamente napoletano, vivace, passionale. E proprio la parola ‘passione’ è il leitmotiv  della sua vita.

E si evince anche dal quadro… hai scelto un’espressione particolare, quasi smarrita, si può definire così?
Dici bene! Sono molto legata a questo quadro, ho colto una espressione unica. Ci sono tanti ritratti di Maradona e sono tutti bellissimi ma questa espressione credo di averla colta soltanto io. Vediamo il campione, sì, ma fragile, un campione sul tetto del mondo, lo è tuttora, eppure la sua non esprime baldanza, sicurezza ma fragile, dolce, quasi infantile. Credo che avesse mantenuto il carattere del ragazzo di Villa Fiorita, quello che aveva conosciuto il sacrificio, le privazioni, la povertà: lui sa di cosa si tratta ed è per quello che aveva quest’animo sensibile verso tanti bisognosi e deboli che lui ha aiutato senza tanta pubblicità. Si è saputo dopo. Ha fatto tanto bene, ha donato tutto se stesso, non si è mai risparmiato in nessun senso, anche nel danneggiare se stesso, incappando in individui che lo hanno minato. È caduto anche in questo, nella tentazione  e questo dimostra ancora una volta che il suo carattere non era calcolatore, non ha mai pensato a stare attento, ha vissuto la sua vita senza limiti di nessun tipo. Sono convinta che tutto sommato fosse una brava persona, uno di noi.

Di sé diceva che esisteva Diego: la persona, autentica, e Maradona, il personaggio: antipatico, arrogante, scostante. E gli serviva per tenere un po’ alla larga quei ‘mosconi’ che gli ronzavano intorno…
Ci hanno provato un po’ tutti a tenerlo dalla loro parte, hanno cercato di comprarlo e non si è fatto comprare…

Nel quadro spicca il fondale particolarissimo, un bel puntinato: ha un valore particolare o è solo estetica?
Quando faccio un dipinto il più delle volte non lo programmo, quindi non posso sapere quel che ne verrà.  È molto istintivo. Inizio ovviamente dalle sembianze del personaggio e mano a mano vado avanti. Il puntinato non era previsto, non immaginavo di farlo, non sapevo che sfondo avrei usato.

A un occhio profano sembra un vetro, anzi una vetrata.
Maradona mi fa venire in mente una miriade di cose, di situazioni: uno sfondo piatto, liscio, non avrei saputo immaginarlo.

È dunque un caleidoscopio?
È una miriade di cose, pensieri, persone. È la moltitudine che si affolla intorno a lui, alle sue spalle. Ha vissuto nella folla  e forse questi puntini possono essere anche tanti volti… è il caos che io vedo bene nella vita di Maradona. È  un pensiero che cerco di decifrare… quando la mano si muove prima della mente, significa che deve andare così.

In altre parole, è la tua mano che ti ha ‘guidata’ a fare il puntinato?
Esattamente!

Colpisce la differenza di sfondo con l’altro dipinto, sempre a carattere calcistico, che ritrae Lorenzo Insigne.
Sì, è il campo di calcio. Insigne è un personaggio completamente diverso, siamo su un altro livello di personalità.

Nel senso che, con Maradona ti aspetteresti un campo di calcio come fondo… anzi, questa espressione mi fa pensare ad una situazione di gioco: la ricerca della linea di passaggio…
In questi termini allora il puntinato lo si può interpretare come una moltitudine da stadio, una moltitudine, un ‘frullato’ di particelle, di atomi, coriandoli. Qualcosa che si avvicina alla sua natura.

Quanto tempo ci hai impiegato per realizzarlo?
Alcuni giorni, non tanto. I ritratti richiedono un tempo  che può variare, non tantissimo, intendiamoci. Dedicarsi a lungo ad un quadro si rischia anche di appesantirlo. Alcuni richiedono un tempo più lungo perché sono molto particolareggiati, con molte sfumature, con particolari da definire, invece qui sono andata molto d’impatto e mi sono applicata pochi giorni, meno di una settimana.  Il volto ha preso forma subito e man mano che lo realizzavo si creava come un’empatia tra me e lui. Questo  succede quando le cose vanno magnificamente: mentre  si dipinge si ha quasi l’impressione di essere osservati dal proprio ritratto. E  quando succede è bellissimo, mi capita, non sempre,  ma spesso;  con Maradona è successo e mi capita  anche con Totò, in alcuni suoi ritratti.

È un po’ come se prendesse vita?
È proprio uno sguardo ricambiato. Sono stati di grazia. Lo dico senza vanto, dipingo per la gioia di dipingere, quando scelgo io il soggetto. Dipingere è impegno, passione che vengono ripagati quando realizzi cose come questa che ti danno grande soddisfazione.

È proprio come lo avevi immaginato oppure la mano ispiratrice ti ha portata in altra direzione?
Lo sguardo è bellissimo! Io mi sono dedicata molto ai particolari, alla bocca: se noti…

È molto sensuale.
Sì, la bocca è l’elemento nel quale mi sono profusa, forse perché proprio è il centro dell’attenzione, questa bocca semiaperta, sembra che stia respirando.

Respirando ed anche pronto a dire qualcosa.
Per me è un respiro, un momento in cui nasce una giocata eccellente. Mi ci sono dedicata molto ed è un quadro del quale sono molto contenta. Guardandolo, anche facendo autocritica, non cambierei nulla. Penso di aver fatto un lavoro ottimo e non parlo di tecnica, sono molto istintiva, infatti, sono un’autodidatta. Penso di aver fatto un ottimo lavoro per quel che mi comunica, per quel che vedo comunica agli altri. Infatti ovunque lo abbia portato, mi hanno fermato, anche per strada! Di Maradona è il mio primo dipinto e non penso sarà l’ultimo, è quando c’è un amore particolare, come con Totò, del quale ho realizzato molti ritratti. Ha catalizzato la mia attenzione, tantissimo, è una miniera inesauribile per le sue facce, le sue espressioni… anche Maradona ha un’espressività quasi allo stesso livello. Non è un attore, certo ma ha un viso molto espressivo e, dal mio punto di vista, anche molto attraente, uno spirito negli occhi, qualcosa che comunicava.

Penso tu ti riferisca alla sua bellezza dì quando era ragazzo, alla sua ‘freschezza’.
Mi riferisco all’immagine che ne ho io: per me è attraente, e l’attrazione è comunicare qualcosa. Una bellezza algida non comunica, ti attrae ma poi cerchi altro, lui aveva una bellezza sua, molto personale che mi piaceva e, in più una sua comunicativa che lo rendeva attraente, una persona piena di vita, con carattere, volitivo, scoppiettante e questo mi piace e mi comunica. Se poi lo ricordiamo con tutto questo affetto e resta immortale, è per le sue giocate, certo, ma anche per la sua personalità. Era un giocatore – l’unico – con una gran personalità, riuscito a farsi largo dove hanno anche cercato di metterlo in ombra o a tacere.

Hanno anche cercato di azzopparlo…
Hanno fatto di tutto… non ha avuto sconti, mai, e non ha avuto aiuti, mai! Ha avuto successo, fortuna, soldi, fama - il potere no, non credo - ma  è stato tanto ingannato e rovinato da persone false che lo odiavano, tutto sommato.

Il successo fa molta invidia…
Vero, che poi di per sé il successo non so a cosa possa servire: fine a se stesso non dà. Mi chiedo anche io: se avessi soldi e successo, ma cosa me ne farei se non avessi con me anche le persone che amo? Qualcosa, qualcuno da amare, a cui dare? Il successo da solo isola.

E secondo te Maradona è rimasto con i soldi, il successo, tutto sommato da solo?
Lui aveva le figlie che amava tantissimo per quel che ho sempre visto. Un legame fortissimo, innamorato di queste due figlie  e questo gli riempiva la vita, oltre al campione che era. Ricordo una sua intervista, di quando era ad un passo dal non ritorno, rivelò di essersi ricordato delle parole di Giannina e disse con le lacrime agli occhi: ‘Io rischiavo di non vedere più Giannina…’. Quando ci penso ho  i brividi! Era un padre tenero, innamorato  e questo lo rende così umano, così bello… ha vissuto un successo che lo ha distrutto, la sua fortuna è stata avere le figlie e per fortuna alla fine ha anche riconosciuto Diego Jr., uguale a lui. Riconoscerlo e trovare un incontro con questo primo figlio per me è stata una conquista per lui. Sarebbe stato un peccato non avere anche il l’affetto di questo giovane.

A proposito di famiglia ti è mai capitato di incontrare il fratello Hugo?
No, a volte ho visto delle immagini, video, ma non l’ho mai incontrato.

È quasi nostro concittadino, vive a Bacoli.
Maradona è nato due volte, prima in Argentina e poi a Napoli, lui era napoletano per davvero e si vedeva!

Da napoletano a napoletano, parliamo di Insigne.
Un peperino, almeno io  lo vedo  così.

Partiamo dal quadro, è un peperino anche qui che indossa la maglia della Nazionale?
Mi è piaciuta moltissimo questa immagine per via del gesto del cuore. Questo dipinto l’ho realizzato proprio nel periodo degli Europei.

In occasione di un gol?
Credo di sì, lui ha segnato dei gol determinanti in questa fase. E questa immagine mi è piaciuta tantissimo perché l’ho trovata una espressione molto spontanea, molto vera. D’altro canto è un personaggio, ma allo stesso tempo anche un uomo molto schietto, un po’ come il carattere di noi napoletani, non stiamo troppo a pensare quel che ci conviene o non ci conviene, siamo come siamo, molto spontanei, naturali. E questo cuore l’ho trovato da subito bellissimo ed anche un po’ di buon auspicio, ero convinta che le cose sarebbero andate bene. Quando l’ho dipinto, infatti, ero un po’ dubbiosa, al principio, se pubblicarlo o meno.

Nel periodo degli Europei dici?
Sì, io l’ho pubblicato prima delle partite fondamentali, quelle che poi ci hanno portato alla finale, forse la penultima.

La partita con la Spagna.
Mi dissi, basta, io lo pubblico! Mi sentivo convinta, chissà, qualcosa mi dava sicurezza della vittoria e così è stato. È stato beneaugurante. Da allora questo quadro mi è rimasto un po’ come un portafortuna, per un fatto di affetto, neanche tanto di scaramanzia.

Forse ‘portafortuna’ perché rievoca cose belle e così ne auguri agli altri?
Esatto, in questo senso proprio beneaugurante, nel senso di affetto.

Anche questo sorriso è molto bello.
Nella foto dalla quale ho tratto il dipinto, è come se Insigne stesse guardando ed inquadrando il suo cuore, un po’ come si fa una fotografia, solo che non inquadra un soggetto ma il suo cuore e guarda attraverso il suo cuore.

Un po’ come un obiettivo.
È bellissimo, una immagine stupenda nella quale lo sguardo va verso il cuore, il suo. Mi piace molto anche perché la trovo un’immagine dinamica: il tatuaggio, il puma sulla maglietta, il movimento sulla maglia. Non so,  è una foto più che un quadro.

Dà l’idea di avvicinamento alla telecamera.
Sì, è molto immediata, anche questo quadro mi comunica tanto.

Qui come ti è venuta l’idea?
Volevo realizzare il dipinto di Insigne. Quando la mente è costantemente su un pensiero è così, è così che nascono le ispirazioni: viene un pensiero in mente e se dopo un po’ ti abbandona, non era ispirazione, era un’idea che però non si è realizzata. Quando invece il pensiero viene, ti riviene e poi continua, ti martella la mente, allora è ispirazione e ti dici: mi metto e devo realizzare questa ispirazione. Insigne ce l’avevo sulla punta della mano.

In quanto tempo lo hai realizzato?
In realtà è stata una cosa molto rapida.

Una settimana?
Pochissimo tempo, non so, rapido.

E ti è venuto in mente nel corso degli Europei?
Prima di Insigne ho realizzato Maradona, sono i due quadri di questa estate che segnano la mia ripresa dei pennelli dopo un anno in cui, non dico sono stata ferma ma quasi. L’anno di pandemia, il primo, non è che non abbia dipinto, ho realizzato anche quadri importanti, vedi Massimo Troisi con la maschera di Pulcinella che per me è un quadro favoloso e che ho intitolato ‘Oltre la maschera’ perché la maschera è oltre, la si supera. Ho fatto anche altre cose, giusto per non perdere la mano, perché la mano si può anche perdere… questa estate insomma ho sentito questa rinascita, questa spinta, questa voglia. È  questa voglia che ti deve animare: dipingere, a meno che non lo faccia in maniera programmatica, tutta uguale per vendere. Non è il mio genere: io devo dipingere quello che sento, quando sento che posso comunicare e realizzare un ritratto, un qualsiasi risultato che mi rappresenti. E questa spinta l’ho sentita di nuovo, finalmente e sono venuti di getto, prima l’uno (Maradona), poi l’altro (Insigne). Ho fatto anche altri quadri, dedicandomi ad altri personaggi questa estate.

Molto curioso che la ripresa della pittura ‘di getto’ sia coincisa con il ritratto di due personaggi del mondo del calcio e fortemente legati a Napoli.
Ho prediletto personaggi napoletani per affinità, per affetto, per sintonia. Molti dei personaggi che ho realizzato hanno una qualche attinenza con Napoli, anche se alcuni non sono napoletani.  Il motivo informatore è quasi sempre un personaggio vicino alla mia città, anche se non è sempre così. Effettivamente ora che ci penso, prima di Maradona ho dipinto un altro personaggio che è Frida Kahlo. Eppure anche Frida Kahlo ha un’attinenza con Napoli, perché c’è la mostra dedicata a lei. Questo suo volto, questo suo pensiero, di una donna messicana con un carattere e dei tratti non nordici, mi ricorda le mie radici. E poi una donna affascinantissima, con un temperamento forte, una pittrice. Avevo tantissimi motivi per dipingerla e lei è stata il passepartout: una donna – anche questo mi piace molto – che mi ha portata via da questa fase un po’ spenta, difficile, con grande gioia. Subito dopo ho realizzato Maradona e Insigne. Poi sono venuti anche altri ritratti, sto cercando di spaziare in ambiti diversi, per esempio la lirica, con Maria Callas, newyorkese ma greca e Monserrat Caballé, personaggi che sono oltre il loro mito, che sono quel che sono ed anche diversi, personaggi che hanno qualcosa in più.

E cos’ hanno in più Maradona e Insigne?
Insigne è molto simpatico, ha un carattere peperino anche se credo sia anche molto tosto! Poi è piccolino, ma anche un fuoco che corre!

In questo periodo fa molta notizia il suo rinnovo: su di lui altri club, anche dagli USA…
Vedremo cosa prenderà forma… io spero solo che rimanga se stesso e che faccia la scelta giusta per lui come persona, senza egoismo. Non dico di restare a Napoli, perché se può esprimersi anche altrove è giusto che lo faccia, non deve forzare l’istinto.

Non dà proprio l’idea di uno che si forzi.
Vedremo cosa sceglierà. Maradona ha avuto la sua vita, è stato una scheggia, è andato a mille, ha sofferto di più di quanto non abbia gioito. Non mi sento di augurare una cosa del genere perché non credo sia una bella vita, mi sento di augurargli cosa è bene per lui senza essere egoista. Il campione è campione ma deve fare le sue scelte ma senza pressioni perché la pressione fa male anche al gioco, al talento, danneggia. Lo dico da profana del calcio ma da una che lo segue. Qui entrano poi in gioco anche sponsor, poteri, fattori economici forti per cui la pressione è fortissima ed è anche difficile tenerla a freno. Chi è fuori non si rende conto di cosa si prova.

Insigne dà proprio l’idea di essere uno che le pressioni non se le fa imporre.
Vuol dire che ha un bel carattere, è pensante, molto forte. Non sottovalutate i piccoli perché sono terribili!

Hai già una ispirazione di tipo calcistico, anche senza svelarla?
Preferisco infatti non svelare, torniamo al discorso di prima, l’ispirazione: se resta o se sfuma. Credo che è un settore che indagherò ancora e non parlo  solo di calcio, tutto lo sport. Il 2021 è stato un anno bellissimo per l’Italia con le conquiste alle Olimpiadi, una rinascita e la mia ispirazione coincide un po’ con questa rinascita dello sport. Abbiamo anche vinto successi a livello musicale con i Maneskin all’Eurofestival, grandi successi sportivi: la mia mente si sta soffermando su questi personaggi che danno notevole spunto per il futuro e ci fanno ben sperare. Ho in mente anche qualche donna.

Una donna, una sportiva, bella idea.
Sì qualche pensiero in mente ce l’ho.

Intervista a cura di Maria Villani