TORNA IN HOMESOCIETA'SQUADRASTAGIONECalciomercatoSTATISTICHECONTATTI



GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 - STAMPA

KALIDOU: “NAPOLI DIVENTEREMO GRANDI INSIEME”


"Sono cresciuto ma non ho vinto nulla. Voglio cominciare a farlo qui. Con l’Arsenal servono concentrazione, testa e il sostegno della città”


 
     
0


A cura di: Maria Felicia Rosaria Del Pennino
Fonte: Corriere della Sera

Dal Corriere della Sera una intervista a Kalidou Koulibaly:

"Li ha studiati eccome, i numeri. Da ragazzino andava al liceo e gli piaceva la matematica. Sognava l’università e magari un lavoro in banca. Poi è finito (e si fa per dire) «soltanto» nel caveau di una banca per il valore del suo cartellino. Vita da top player a Napoli per Kalidou Koulibaly, sempre alle prese con i numeri: i due gol presi a Londra andrebbero quasi raddoppiati al San Paolo per guadagnare il pass della semifinale. La notte dell Europa League contro l?Arsenal è di uelle grandi e il gigante d’ebano prende la squadra per mano: «Diventiamo grandi insieme».

Lei è riconosciuto come uno dei più forti d’Europa.
«Un errore, sono cresciuto rispetto a cinque anni fa ma non ho ancora vinto nulla. Si diventa grandi quando nella bacheca ci sono i trofei, spero di raggiungere questo obiettivo qui a Napoli. Quest’anno sarebbe bellissimo e proveremo l’impresa. Altrimenti sarà per la prossima stagione».

Sta dicendo ai tifosi di stare sereni perché il mercato estivo non la riguarderà?
«Sono un giocatore del Napoli e darò il cento per cento per vincere qualcosa con questa maglia. Il mercato è fatto di tante chiacchiere. Preferisco i fatti, che poi ci aiutano a vincere. E a diventare grandi insieme».

Arrivare alla notte più importante con la prima doppietta in campionato non è male.
«Be’, mi ha fatto piacere. Da un anno non facevo gol. Vorrei poter dire: la doppietta più importante servirà contro l’Arsenal, ma lasciamo stare le parole. Per passare il turno ci vogliono cattiveria, concentrazione e testa. Sappiamo come si fa e ci crediamo fortemente, la città tutta deve starci dietro. Abbiamo bisogno anche del grande pubblico».

Ancelotti ha una bacheca piena di trofei, come vi sta preparando a questa sfida?
«È un uomo sereno, ci sta trasmettendo la mentalità giusta. Allenatore aperto e abituato a questo tipo di partite, ha vinto tanto, ma alla fine siamo noi ad andare in campo e se sbagliamo atteggiamento è solo colpa nostra».

Eppure il Napoli ha vissuto una stagione di alti e bassi, come lo spiega?
«Ci siamo rilassati vedendo la classifica. Ci siamo visti troppo lontani dallo scudetto e inconsciamente abbiamo mollato. Ma non si può spegnere e accendere la luce, lo abbiamo capito e a Verona, anche se contro l’ultima in classifica, lo abbiamo dimostrato. Adesso ci giochiamo tutto contro l’Arsenal».

Dopo la partita d’andata il club londinese ha banditom dallo stadio un tifoso per insulti razzisti sui social.
«Non mi ero accorto di nulla, ma sono stato contento della reazione dell’Arsenal. Sono molto avanti e l’Italia dovrebbe prendere la Premier League come esempio ma la strada credo sia lunga e difficile».

È successo anche a Kean A Cagliari.
«Insulti e violenze, perché di questo si tratta, accadono ovunque. Mi è dispiaciuto per lui, anche se ha risposto sul campo con un grande gol, soprattutto perché qualcuno lo ha criticato per essere andato sotto la curva del Cagliari. Non ha fatto niente, per molto peggio nessuno si è scandalizzato. Ma forse è il colore della pelle che fa la differenza».

Una ferita aperta per lei?
«Ripenso spesso ai fatti di Milano, ma quell’episodio ha aiutato la mia crescita anche come uomo. Dentro sento sempre la forza per combattere il razzismo, ma ho capito che reagire in campo è controproducente».

Vive a Napoli da cinque anni, è una città tollerante?
«Molto aperta, qui sono in famiglia. I miei migliori amici? I ragazzi ai semafori con i quali spesso mi fermo anche a parlare. Mi piace visitare soprattutto le zone popolari: abito a Posillipo ma l’aria che si respira ai Quartieri Spagnoli è unica, vera e inimitabile».

Un motivo in più per restare?
«Napoli mi ha dato tanto, dopo lo scetticismo iniziale la gente mi ha apprezzato. Vorrei dare in cambio un trofeo».

È tra i giocatori più ambiti dalle grandi squadre, la sfida personale l’ha già vinta.
«La mia vita è sempre stata una sfida, da ragazzino ero al Metz e mi rispedirono a casa: non ero abbastanza bravo per il calcio professionistico. Quindi mi misi a studiare, quando il club mi richiamò mi dispiacque: mi stavo appassionando allo studio, avevo documenti pronti per l’università. Volevo rifiutare, poi però la sfida... ed eccomi qui».

L’anno scorso il Napoli ha sfiorato lo scudetto, è il rammarico più grande?
«Fu una settimana difficile, successe di tutto. Ma bisogna essere onesti, la Juventus era più forte e lo scudetto non lo abbiamo perso in albergo ma sbagliando alcune partite».

Senza Higuain, che stava già dall’altra parte.
«Era e resta un fuoriclasse, ma forse ha fatto qualche scelta sbagliata. Qui era un dio».

Benitez, Sarri e Ancelotti: chi va giù dalla torre?
«Ancelotti e Benitez si somigliano come mentalità e palmares, ma senza la tattica di Sarri non sarei quello che sono. Sono un prodotto di tutti e tre»”
.