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GIOVEDÌ 26 MARZO 2020 - INTERVISTE

GRAVINA AD AS: "ITALIA E SPAGNA IN SINTONIA SUL TERMINARE LA STAGIONE; CONTRATTI? DEROGHE CON L’AIUTO DI FIFA E UEFA"


Il presidente della FIGC parla anche alla stampa iberica


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: As.com

Dopo l’intervista rilasciata a Radio Marte nella giornata di ieri Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha rilasciato una lunga intervista ad AS sul futuro delle competizioni europee dopo la crisi data dal coronavirus

Presidente, come sta?
Bene, chiuso in casa, rispetto le raccomandazioni del Governo, ma resto sempre in contatto coi nostri interlocutori.

Crede che il calcio europeo abbia sottovalutato quello che stava accadendo in Italia?
Forse bisognava agire in maniera più rapida e coordinata, non solo nel calcio: tutti i Paesi europei ci sono coinvolti nella stessa maniera. Nessuno poteva pensare che questo sarebbe stato un problema solo per l’Italia, che sta due settimane avanti. Prima di tutto, anche dello sport, c’è la salute: siamo in sintonia con la Federazione Spagnola, anche noi, infatti, abbiamo messo a disposizione delle autorità il centro federale di Coverciano.

Nelle ultime assemblee internazionali, qual è stata la proposta che le è piaciuta maggiormente?
Quella che prevede soluzioni condivise. Tutti i protagonisti del calcio soffriranno delle perdite, è impensabile che se ne faccia carico solo una parte. Federazioni, Leghe, club, calciatori e, soprattutto i tifosi: solo insieme potremo ricominciare.

Crede ancora possibile un ritorno a maggio?
La situazione continua ad essere molto critica. A nome del calcio italiano, desidero inviare un grande abbraccio a tutta la Spagna e alle Federazioni che si stanno confrontando con questa crisi, in momenti tanto difficili siamo più che fratelli. Di sicuro, il dovere di chi ha la responsabilità in ogni settore è studiare e immaginare un nuovo inizio. Parliamo del principio di maggio, però sarebbe bello riuscire a metà del mese, o addirittura la fine. Tutto vale perché si veda la fine di quest’incubo.

Lei ha dichiarato che esiste unità di intenti con il presidente Rubiales: Italia e Spagna chiederanno di terminare la stagione a luglio?
Si tratta di una opzione di cui dobbiamo tener conto, se non ci saranno date disponibili per terminare tutto prima del 30 giugno. Con Rubiales siamo in sintonia, desideriamo terminare quello che abbiamo iniziato: significherebbe vedere la luce alla fine del tunnel di questa emergenza ed offrire ai nostri Paesi uno stimolo emotivo per recuperare la sensazione di vita normale.

Come si gestirebbero i contratti dei calciatori, i club e sponsor che scadono al 30 giugno?
Bisogna approvare deroghe concertate con la FIFA e la UEFA, rimandando l’inizio della nuova stagione. Desidero essere chiaro, questo lo si può fare solo se saremo tutti d’accordo su un punto: giocare aiuta a ristabilire l’illusione che rende il calcio lo sport più seguito ed amato in tutto il mondo e ci permette di limitare i danni.

Deve cambiare il formato delle competizioni UEFA?
È qualcosa che la UEFA ha già supposto se si tornerà a giocare molto tardi.

Sarebbe possibile giocare tutte le partite che restano a porte chiuse?
Non possiamo scartare questa opzione, soprattutto se migliorano le condizioni generali, sarebbero comunque da scartare tutti gli assembramenti.

Quali conseguenze avrebbe una sospensione definitiva?        
Sarebbe devastante. In questi giorni la FIGC sta presentando uno studio al Governo con la quantificazione dei danni. Ci aspettiamo misure importanti nella catena del calcio ci sono coinvolte decine di migliaia di persone.

In tal caso, che soluzione si adotterebbe per i titoli, piazzamenti europei e retrocessioni?
L’obiettivo è sempre quello di recuperare le competizioni, stiamo però pensando a che fare se questo non sarà possibile. Avrei parlato di 'congelare' la classifica con o senza assegnare il titolo, o di utilizzare playoff e playout. Ho dovuto constatare che la Serie A non è pronta per questa innovazione anche se soltanto per quest’anno.

Tagliare gli stipendi sarà una misura necessaria?
Lo spirito solidale si applica anche a questo. È un’emergenza storica, mai vissuta dalla Seconda Guerra Mondiale e la realtà esige misure che rispondano all’obiettivo principale: che il calcio sopravviva. Mi aspetto un intervento europeo anche in questo ambito. In Italia ci sono state polemiche sulla ripresa degli allenamenti. Occorre seguire le indicazioni dei medici, oggi è impossibile allenarsi: non possiamo neanche uscire di casa. Bisognerà ricominciare tutti insieme.

I giocatori italiani si sottopongono al tampone anche se asintomatici?
Esiste un protocollo ed il calcio deve rispettarlo: i medici decidono in autonomia. Un esempio che viviamo da vicino: la Nazionale femminile è stata in isolamento da giorni e nessuno ha fatto il test, anche se il pilota e l’assistente di volo con il quale sono tornate dal Portogallo sono risultati positivi.

Che lezione deve imparare il calcio da questa emergenza?
Come l’ Unione Europea in politica, il calcio del nostro continente deve guardare al suo sviluppo con unità, condividendo maggiormente i suoi obiettivi, senza personalismi nazionali o di categoria.

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