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DOMENICA 22 MARZO 2020 - INTERVISTE

GAETANO: “A CREMONA UN DRAMMA, MA LA CITTÀ SI È SUBITO ATTIVATA; ‘TENTATO’ DAL TORNARE A NAPOLI…”


Ancelotti, un gran maestro, Gattuso un po’ come Sarri


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Vive da poco più di un mese a Cremona, in quella Lombardia pesantemente colpita dal Coronavirus: Gianluca Gaetano, giovanissimo attaccante del Napoli (20 anni a maggio), in prestito al club lombardo ha raccontato in una bella intervista a Il Corriere del Mezzogiorno la sua blindatissima vita nel corso di questa terribile pandemia.

«Non metto il naso fuori da casa da quindici giorni, spesa on line e allenamenti mattina e pomeriggio».

Gaetano, ci racconta le sensazioni di quei giorni?
«A Cremona è stato un dramma, ho sempre cercato di mantenere la calma, di attenermi scrupolosamente alle regole. Ma confesso che ci sono stati momenti di grande sconforto. La città si è data da fare subito, la Cremonese ha anche sostenuto economicamente la costruzione di un ospedale da campo».

Anche lei ha dato un aiuto.
«Sì ho aiutato il Cotugno, l’ospedale della mia città. Il momento è difficile anche in Campania, l’ho fatto con il cuore».

Il 22 febbraio la sua squadra era ad Ascoli, dovevate scendere in campo ma mezzora prima la gara fu rinviata. Avevate percezione di cosa stava accadendo?
«In quei momenti no. Anzi, ero anche arrabbiato, avevamo già raggiunto lo stadio, la concentrazione era a mille. Volevo scendere in campo per la mia squadra e poi il dietrofront. In quei giorni il Coronavirus ci veniva raccontato come un’influenza. Una emergenza da tenere sotto controllo. Nessuno credo immaginasse la portata che avrebbe avuto».

Poi?
«Abbiamo continuato ad allenarci con tutte le precauzioni del caso: sedute all’aperto senza utilizzo di palestra e di mensa. Poi lo stop e tutti a casa. Per fortuna, la mia fidanzata Maria è con me ed è un grandissimo sostegno psicologico. Cremona è il cuore dell’emergenza».

I suoi genitori si sono preoccupati?
«Sicuramente, ma ci sentiamo tante volte al giorno con chiamate video. Si sono abituati».

Ha mai pensato di rientrare a casa?
«Confesso di sì. Ma è stato soltanto il pensiero di un momento. Con la mia fidanzata ci siamo detti che sarebbe stato pericoloso, per noi e soprattutto per le persone che avremmo incontrato. Il momento è difficilissimo, nessuno dovrebbe muoversi di casa. Soltanto così, secondo me, è possibile vedere la luce in questo tremendo buco nero».

Come procedono gli allenamenti a casa?
«Bene, come l’alimentazione. Anche se nel fine settimana mi concedo il dolce che prepara Maria».

Tanti suoi colleghi contagiati? Il calcio doveva fermarsi prima?
«Sì, la salute, anche quella di noi calciatori è la priorità».

Prima Ancelotti e poi Gattuso. Ce li racconta?
«Grande maestro il primo, mi ha insegnato tanto, soprattutto a sapermi muovere in più ruoli. La sua impronta resterà per sempre. Spero un giorno di tornare ad essere allenato da lui. Gattuso invece mi ha ricordato molto Sarri durante gli allenamenti, con tanta intensità. Ho apprezzato la sua schiettezza quando mi ha consigliato di andar via perché avevo bisogno di giocare».

Torna a Napoli la prossima stagione?
«Lo spero, è la mia città. Ma vorrei tornare per giocare. Per ora però pensiamo a uscire da questa emergenza: restate a casa, per favore».