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SABATO 20 MAGGIO 2017 - EDITORIALE

DALLE ARTI AL CALCIO: LA "RINASCITA" DI MARCA NAPOLETANA.


Napoli riesce, indistintamente, ad ispirare artisti, letterati ed allenatori


 
     
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A cura di: Domenico Fontanella
Fonte: napolicalcionews

Dopo la vittoria della Roma contro la Juve, che ha alimentato non poche polemiche e sospetti all'interno della tifoseria partenopea, contro i viola il Napoli rischia di scendere in campo demotivato e senza stimoli, ma... guai ad abbassare la guardia! Fino alla fine, il campionato potrebbe riservare sorprese inaspettate, pertanto, contro la Fiorentina bisogna assolutamente portare i 3 punti a casa, possibilmente continuando a sfoggiare quella bellezza per gli occhi che è il calcio sarriano. A voler esser prosaici, si potrebbe dire che, se Firenze ha donato all'Italia e al mondo intero l'esperienza artistica  più bella di sempre, ovvero il Rinascimento, il Napoli di Sarri sta regalando agli appassionati del pallone un'autentica opera d'arte destinata - pur senza aver portato, almeno per il momento, trofei in bacheca - ad essere ricordata nei prossimi decenni come la "Rinascita" del calcio italiano. 

Ma, a ben vedere,  tralasciando per un momento le vicende pallonare, non è affatto azzardato affermare che c'è tanto di Napoli anche nella Rinascita delle arti di cui si rese protagonista la Firenze del 1500. 
La fioritura artistica rinascimentale, invero, fu fortemente ispirata da quel movimento culturale, sviluppatosi a partire dalla fine del XIV secolo, che va sotto il nome di Umanesimo. 
Il capoluogo toscano fu il campo ideale per realizzare i principi umanistici. A Firenze, infatti, già da qualche anno,  Petrarca  e Boccaccio (i precursori dell'Umanesimo) avevano spianato la strada verso la riscoperta dei classici latini e greci. 
Ebbene, i due grandi scrittori e poeti, che insieme a Dante costituiscono le "Tre Corone" della letteratura italiana, trasfusero nelle proprie opere buona parte delle ricchezze culturali acquisite durante la loro felice esperienza partenopea.
Boccaccio, ad esempio, trascorse la sua intera adolescenza a partire dal 1327 nella gloriosa Napoli del Trecento, dove ebbe modo di frequentare assiduamente la corte di Roberto D'Angió.  In gran parte delle sue opere ritroviamo descrizioni di scorci napoletani di strade, vicoli, sentimenti, personaggi. 
Anche diverse novelle del Decameron sono ambientate a Napoli, come la novella quinta della seconda giornata che narra la storia di Andreuccio da Perugia, un giovane mercante che recatosi a Napoli con l’intenzione di comperare dei cavalli con cinquecento fiorini viene invece derubato con l’inganno da una vecchia donna e sua figlia che si fingono sue parenti. 
Dopo una serie di peripezie e mortificazioni, il giovane riuscirà, con la scaltrezza nel frattempo acquisita e con un pizzico di fortuna, a  rialzare la testa e ritornarsene a casa con un ricco bottino di gioielli. Questa novella, quindi, oltre a rispecchiare in pieno l’atmosfera napoletana del Trecento, mette in risalto il ruolo riconosciuto alla città dal poeta toscano: Napoli è il crogiolo dentro il quale vengono  saggiate la scaltrezza e l'intelligenza umana.
Boccaccio era così innamorato della cultura napoletana, come lo era d'altronde Petrarca (entrambi amavano i testi di Virgilio, vero nume tutelare di Napoli), che addirittura scrisse un'epistola, indirizzata a Franceschino dei Bardi, interamente scritta in Lingua Napoletana! 
Insomma, nel XIV secolo, Napoli è l'epicentro di tutto il pensiero che condizionerà i due secoli successivi della storia italiana ed europea.