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SABATO 1 GIUGNO 2019 - CHAMPIONS LEAGUE

CHAMPIONS LEAGUE - IL LIVERPOOL È CAMPIONE D'EUROPA!


Tottenham battuto 2 a 0 in finale


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: TMW

Il Liverpool fa sei. Sei volte Campione d'Europa, vendicando Kiev e la rovesciata di Bale, gli errori e gli orrori di Karius. Salah la sblocca dopo centosette secondi su calcio di rigore e la gara s'immobilizza. All'ottantacinquesimo l'uomo del destino, Origi, chiude i conti. Come se fosse scritta la rivincita, una Istanbul al contrario contro il destino per i Reds, mentre il Tottenham, alla prima finale della storia, ha l'onore delle armi. Per averci provato, per averci tentato. Per essersi infranto però contro la muraglia rossa, contro gli errori di Sissoko e contro l'uomo del destino.

Primo tempo col botto Il rigore di Salah, overture finora decisiva della gara del Wanda, ha fermato l'oceano d'emozioni. Che parte così, come dev'essere. Un fiume color sangue sulla sponda destra del Wanda, quella destra bianca come i sogni. La Champions a drizzar le orecchie: Oh when the Spurs, go marching inYou'll never walk alone. Gli Imagine Dragons, tamburi e fuochi d'artificio. Poi l'attesa diventa realtà. I pensieri svaniscono, nuvole di fumo che fanno spazio al bianco e al rosso. La prima onda è uno tsunami: trenta secondi, giusto il tempo di respirare, e Sissoko allarga l'alettone sulla palla di Mané. Silent check del VAR, Skomina assegna e conferma. Salah segna. La sponda rossa vien giù dalla gioia, Mo Salah, Mo Salah rimbomba come un tuono. Un minuto ed è uno a zero.

Salah sblocca e blocca la partita I ritmi si abbassano, al diciassettesimo Alexander-Arnold scarica un destro dal limite, Lloris lo guarda sfrecciare a destra. Gli Spurs amministrano ma sono ordinari, una bionda intanto invade il campo in cerca di un'incomprensibile attimo di celebrità. Le telecamere staccano, le squadre restano contratte e forse distratte. Trenta minuti, cambia poco. Le finali cambiano le squadre, bloccano i nervi, le idee, le gambe. Passaggi sbagliati, ritmi compassati. Sbagliano e s'infrangono, non sono Tottenham e Liverpool. Non sembrano Tottenham e Liverpool, in quarantacinque minuti al rallentatore.

Senza cambi, con più benzina Si riparte senza cambi, con Firmino che ha deluso, con Kane che non s'è visto. Coi due dubbi diventati certezze ma rispettivi problemi nei primi tempi. I ritmi si alzano e deo gratias, perché la prima frazione è stata studio, riflessione, ma con una sola occasione. Con un gol. Il Liverpool spinge, dopo cinque minuti Salah non azzarda il secondo dribbling su Vertonghen e spara sullo stinco del belga. Poco dopo, cross di Robertson, Lloris scivola per anticipare Mané. Non saranno episodi da ricordare a vita sempiterna, ma quel che passa il convento del Wanda è questo, gli euroderby sono timore più che tremore. Dicevamo di Firmino: Klopp insiste, poi passano tredici minuti e lo toglie. Dentro Origi, che è stato eroe sull'angolo dal cielo di Alexander-Arnold contro il Barcellona.

Dentro l'eroe degli Spurs Klopp toglie pure uno spento Gini Wijnaldum, dentro l'esperienza di Milner. Pochettino risponde: fuori Winks, che ha corso e disegnato bene. Era incerto ma ha mostrato che i problemi erano alle spalle. Però servono corsa, brio, cavalli. Serve un eroe, Poch spera sia ancora Lucas Moura, che a Parigi era nascosto all'ombra di troppe Torri, che contro il Manchester City ha dimostrato però di esserlo, quell'eroe. Quell'uomo decisivo. Che decisivo puoi esserlo anche al contrario, come lo è stato nell'antipasto della partita Sissoko: esce perché si fa male, dentro Dier, ma la prestazione dell'ex Newcastle è una Caporetto.

Brividi rossi Il Liverpool vince, prova a gestirla ma è sconclusionato, lungo. E' la partita delle difese, Olanda-Germania contro Belgio alla seconda. Giocan bene tutti, Matip, Van Dijk, Alderweireld, Vertonghen. Salah ci prova, è il migliore dei rossi, che però hanno brividi perché dall'altra c'è Son. Che si chiama quasi come il sole e che è l'unico raggio nel buio e nel grigio di Londra. Due volte, a un'alba dall'ottantesimo, costringe Alisson al miracolo. Così Pochettino decide che è il caso di provarci ancora, pure l'ora. Mette Llorente, fuori Alli che è l'ombra del campione visto negli ultimi mesi. Ottantacinquesimo: punizione dall'angolodelpiero dell'area. Alisson manda in angolo e sui suoi sviluppi gli Spurs sono ancora pericolosi.

L'uomo del destino Poi, il destino. Perché l'angolo è un batti, ribatti, di sponde e palloni che non sanno che direzione prendere. C'è poi una calamita, quella di un ragazzo che era andato in prestito, che era finito altrove. Che è una riserva, mica un titolare. Origi è l'alternativa a Firmino e non è neppure detto. Però ha deciso contro il Barcellona. Però, all'ottantacinquesimo, afferra quel pallone come un segno del destino. Sinistro, incrocia, Klopp impazzisce, il fiume rosso è un grido di gioia. Sono sei. Sei volte Campione d'Europa. Per interrompere la maledizione di Klopp, per vendicare Kiev.