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LUNEDÌ 21 GENNAIO 2019 - CURIOSITÀ

CDS - I SEGRETI DI FABIAN RUIZ, L'ASSO DA CINQUE RUOLI


La partita con la Lazio ha consacrato il 22enne centrocampista spagnolo


 
     
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A cura di: Myriam Novità
Fonte: corrieredellosport.it

La partita con la Lazio ha consacrato Fabian Ruiz. Il centrocampista spagnolo, arrivato in estate dal Betis Sivigliagrazie al pagamento della clausola rescissoria di 30 milioni, ha dimostrato di essere un giocatore completo e moderno, in grado di interpretare almeno cinque ruoli nello scacchiere di Ancelotti. Il suo era stato l'unico nome fatto dal nuovo allenatore a De Laurentiis e Giuntoli dopo aver firmato in estate con il Napoli e, per una incredibile coincidenza, era l'unico già bloccato dalla società partenopea lo scorso gennaio. Scopriamo tutti i segreti di Fabian Ruiz, dalla sua straordinaria duttilità in campo alle curiosità sulla sua vita privata e professionale in Spagna.

CINQUE RUOLI

Fabian Ruiz ha solo 22 anni, ma gioca con una personalità incredibile. È un centrocampista bravo tecnicamente, con un piede sinistro che disegna calcio, bravo a cucire gioco ma anche a farsi vivo in fase di inserimento e in zona gol. È la versione 3.0 dei centrocampisti moderni, eclettico e imprevedibile, tanto da essere in grado di coprire cinque ruoli con ottimi risultati. Da inizio stagione con Ancelotti ha giocato esterno a metà campo su entrambe le fasce, è stato impiegato all'occorrenza nei due ruoli di centrale a metà campo e all'occorrenza ha anche fatto la seconda punta. Cosa chiedergli di più?

L'ANDALUSIA NEL CUORE

Fabian Ruiz è nato e cresciuto a Los Palacios y Villafranca, paesino a 32 chilometri da Siviglia, Fabián ha tre figure di riferimento: mamma Chari; il fratello Alejandro, ex giocatore del Mosqueo; e la sorella Yamila, ex portiere in varie squadre. Famiglia di calcio. Il grande amore, invece, è Daniela: la nipotina. Con il padre i rapporti non sono dei migliori, mentre il suo amico del cuore è Alvarito. Sin da quando, bambini, andavano a tifare il Betis.

LA CRESCITA IMPROVVISA

Correva l’anno 2010, e il giovanotto di un metro e 60 scarso che catalizzava l’attenzione di tutto il mondo Betis, di venne una sorta di gigantesco e brutto anatroccolo: «Ma cosa è accaduto a questo ragazzo? Era bravissimo», dicevano i tecnici della cantera. Il fatto è che in sei mesi, manco lo annaffiassero di notte, era cresciuto in altezza di 30 centimetri, fino a sfiorare il metro e 90. Un terremoto, per la sua struttura fisica e per il modo di giocare, tutto imperniato sulla rapidità e la padronanza di un baricentro basso. Conseguenze immediate? Una crisi profonda, profondissima, che in un colpo gli fece perdere ogni certezza compresa quella di continuare con il calcio. Era scoordinato, quasi caracollava, e la gestione del pallone non era più quella di una volta. Per non parlare della velocità: adios, meglio non inseguire gli idoli Pirlo, Lampard e Ronaldinho. Anzi, no: perché il sinistro e il talento rimasero tali, e migliorarono, e dopo aver ritrovato l’equilibrio - in ogni senso - divenne un giocatore migliore. E fisicamente più completo.

LA MACARENA

Nella cantera del club andaluso entra a 9 anni, nel 2005, mentre sua madre Chari viene assunta dalla società nel 2009 come impiegata del settore pulizie: quest’anno sono stati i soli protagonisti della campagna abbonamenti, ma anche la signora ha lasciato il Betis (s’è dimessa a giugno). Legame simbiotico, tra i due, nonostante Fabián abbia ormai 22 anni: per convincerlo a non andare al Siviglia, una volta, la dirigenza offrì alla mamma un contratto migliore. E vinse. Ai compagni, quando a 18 anni esordì in prima squadra, bastò invece molto meno per convincerlo a ballare la Macarena nello spogliatoio: e al diavolo la timidezza.