A cura di: Maria Felicia Rosaria Del Pennino
Fonte: Corriere dello Sport
Dall’edizione odierna del Corriere dello Sport, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato una lunga intervista. Ecco le sue parole:
Sembra calcisticamente innamorato di Ancelotti. È così? «Credo molto in lui e per questo l’ho fortemente voluto. Da parte mia non avrà mai una sollecitazione e aspetterò sereno e tranquillo qualunque cosa accada. Sono più che garantito dalla sua personalità e dalle sue capacità».
Carletto è stata la scelta giusta? «Ormai voglio stare tutta la vita con lui (sorride, ndr), gli ho dato in mano le chiavi del Napoli. A lui e a mio figlio Edoardo. Ora, dopo tanti anni, potrò quindi dedicarmi di più al cinema e alla tv. Nel calcio bisogna organizzare un gruppo di lavoro, programmare le cose e poi realizzarle: a maggio ho rimesso mano a Castel Volturno dove le ruspe sono entrate e hanno abbattuto tutto. Adesso il nostro centro è trasformato. Ho individuato inoltre 25 ettari dove costruirò un centro per il settore giovanile e creerò un bacino di fornitura di calciatori per il Bari e il Napoli. E poi c’è lo stadio. Questo però su altri terreni».
Sia sincero: lei pensa allo scudetto? «Penso che sia molto importante aumentare la competitività del proprio club e per poterlo fare bisogna aumentare il fatturato. Come si fa? Arrivando il più lontano possibile, e magari vincendo, una delle due coppe europee. Meglio se la Champions. Il vero obiettivo è questo. Poi se uno riesce anche a conquistare lo scudetto... Lo scudetto però passa da molte più partite: in Serie A sono 38 contro le 13 della Champions. A Napoli esiste il grande sentimento della cabala. Come fai a non pensare di poter vincere lo scudetto? Devi assolutamente credere di potercela fare. Però razionalizzando il processo dico: vincere il tricolore non mi fa fatturare di più; vincere la Champions invece mi fa fatturare di più e mi consente di acquistare giocatori più importanti per il Napoli. Questo però non vuol dire che io non voglia vincere lo scudetto».
Koulibaly nel nuovo contratto ha una clausola da 200 milioni? «Guadagna una cifra blu (sorride, ndr), ma non ha nessuna clausola. Una clausola “simbolica” ce l’ha Insigne: con Raiola abbiamo stabilito che se arriva un’offerta da 200 milioni, lo vendiamo. Non è un accordo scritto, ma verbale. Duecento milioni, chiaro?».
Ha letto le dichiarazioni di Sarri al Mattino? Con lei non è stato tenero... Vuole replicare? «Assolutamente no. Ha detto cose completamente inesatte, ma non mi va di replicare sennò questa diventa una telenovela dai toni antipatici e che non interessa a nessuno. Io sono felice con Ancelotti e non ho più sentito mister Sarri dopo la bottiglia di champagne che abbiamo aperto la domenica sera dell’ultima partita. Da allora zero contatti».
Questo è il suo Napoli più forte? «Lo vedremo se è più forte o meno forte. Siamo qui per lavorare. Nel calcio non sei artefice del tuo destino perché ci sono altre 19 squadre in Italia e molte di più in Champions. Dipende anche dagli altri, ma io ho fiducia».
San Paolo per lei è una ferita aperta. «Per me è un nightmare (incubo, ndr), un minus e mi toglie dei punti di upgrading a livello internazionale avere un impianto del genere. È un peccato. Per questo, dico basta: non faccio più polemiche e mi costruisco un mio stadio. Punto e basta. Non si può più andare avanti così».
Quanto tempo servirà? «Due anni. Nessuno può dirti niente se metti i soldi tuoi e hai i terreni che sono utilizzabili per costruirci un impianto. Se ci sono queste condizioni può esserci un’accelerazione fortissima».
Nel frattempo... «Nel frattempo ho chiesto all’Uefa l’autorizzazione a disputare le partite di Champions a Bari. A costo di pagare di tasca mia 1.000 pullman e di consentire ai napoletani di assistere alle gare al San Nicola. Quando sono entrato lì per la prima volta ho capito subito che è un signor stadio. È stato un po’ lasciato andare, ma rispetto al San Paolo che è stato costruito nel 1959... Lo ha disegnato un certo Renzo Piano e non è come il nostro... Certi giocatori, quando l’hanno visto per la prima volta, se ne volevano andare da Napoli...».
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