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MARTEDÌ 15 GENNAIO 2019 - INTERVISTE

ANCELOTTI: "NAPOLI, UN PROGETTO VINCENTE LUNGO 12 ANNI; NEL GRUPPO LA CREDIBILITÀ È TUTTO"


Insultano Napoli quando Napoli non c'entra...


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Gonfialarete.com

Ospite d’onore per l’Università Luigi Vanvitelli: l’allenatore del Napoli Carlo Ancelotti. Il tecnico azzurro ha parlato nell’ambito del convegno “La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni Novanta ad oggi”.

“L’Italia è diventata famosa per catenaccio e contropiede. Oggi se parli di queste cose viene l’orticaria, si parla di ripartenza. Prima si parlava ‘quando hai la palla e quando non ce l’hai’. Oggi si parla di transizioni positive e negative. Ma il calcio non è una cosa complicata, è semplice. La cosa complicata è gestire le persone che lavorano con te tutti i giorni.  Le singole persone sono tutte diverse, ognuno ha un proprio carattere e bisogna comportarsi diversamente a seconda di chi si ha davanti. Leggevo una ricerca che parlava del 90% dei ragazzi compresi tra i 15 e i 21 anni è sotto stress. C’è la ricerca dell’impossibile, bisogna essere i più belli, i più bravi, sempre i migliori. Bisogna pensare sempre un po’ agli altri, l’altruismo nella costruzione di un gruppo è una cosa molto importante. 

Se mi chiedono ‘chi sei tu‘? Rispondo che sono un allenatore. Dovrei dire che sono una persona che fa l’allenatore. Viene prima la relazione tra le persone e poi ciò che si fa. Il tecnico ha tanto potere, nessuno può sindacare se domani mattina c’è allenamento. La società mi investe di un’autorità. L’anno scorso per punire una partita sbagliata alcuni allenatori hanno messo l’allenamento alle 4.45 del mattino. I giocatori sono stati puniti così. A me piace avere una relazione di pari livello qualsiasi persona abbia davanti. Non voglio mai stare al di sopra o al di sotto. Bisogna saper ascoltare il gruppo, tanti giocatori mi hanno dato un sacco di idee in passato sul piano tecnico-tattico. 

Bisogna avere credibilità quando si parla: il momento difficile a Napoli non è ancora arrivato, ma arriverà. Ogni qual volta succede in generale i presidenti mi chiamano e mi dicono ‘devi usare la frusta’, io pensavo fosse un costume degli italiani. Invece anche in Inghilterra o in altri Paesi è così. Gli ho sempre risposto che hanno sbagliato indirizzo: non è nelle mie corde avere un atteggiamento autoritarioSe uso la frusta non sono credibile. Non ho avuto nessuno che mi frustava, quindi non sono abituato ad utilizzare certi metodi. Ho sempre detto ai miei calciatori: non voglio esecutori di ordini, quelli sono soldati. Ma noi dobbiamo giocare a calcio, non fare la guerra. 

Le squadre che nella storia hanno fatto cose più grandi non è un caso che avessero giocatori con grande senso di appartenenza. Basta vedere il Milan di Baresi, o il Barcellona con il settore giovanile, prima anche il Bayern Monaco. I giocatori giovani portano un fortissimo senso di appartenenza, un allenatore resta in media due anni. Sono rari i casi contrari. Ecco perchè diventa difficile un discorso di appartenenza per i tecnici. 

Noi al nostro tempo non eravamo così professionali come quelli di oggi. Non c’era una cura o una prevenzione sanitaria come quella di oggi. C’era un abuso della preparazione. Oggi mi trovo a 60 anni con ginocchia con l’artrosi, cervicale. Poi mi dicono che lo sport fa bene? Lo sport ad alti livelli non fa così bene. Prima nella preparazione pre campionato dovevi fare le scale. Se dicevi al tecnico che avevi mal di gambe il mister ti rispondeva “abbiamo lavorato benissimo allora. 

Le “prime donne”? Cristiano Ronaldo lo è per i media, ma dentro lo spogliatoio è come gli altri. Quello è un luogo sacro in cui tutti sono uguali. Poi per la stampa è diverso. Ronaldo è trattato come gli altri, ognuno ha le sue caratteristiche. C’è il giocatore più egoista, quello meno determinato. L’allenatore deve mantenere l’equilibrio.  Di solito chi ha talento è tra i più professionali. Non è un caso. I calciatori sono industrie con uno staff al loro seguito che lavora. Ho notato molta professionalità in Ronaldo, Ibrahimovic.

Sono stato all’estero nove anni e tante cose che accadono qui, l’ non accadono: si deve migliorare, non è complicato. Gli ignoranti e i maleducati continuano ad andare negli stadi italiani, dovrebbero fare un corso di senso civico. Anche a Bologna un giocatore di 20 anni è stato insultato. Poi insultano Napoli quando il Napoli non c’entra. Ho sentito l’intervista del presidente della Federazione. Sta facendo dei passi in avanti, sta semplificando questa norma che esiste. Sento dire “Ancelotti non può decidere di sospendere la partita“, ma giuro che non lo abbiamo mai chiesto. Abbiamo chiesto che quando c’è un insulto razziale o territoriale la partita si debba fermare temporaneamente con tanto di annuncio. Non ci vuole Einstein

Ne avevo uno che quando parlavo si metteva il cappotto. Non penso di averne trovati. Ma non si può andare d’accordo con tutti. Il giocatore vuole giocare a prescindere dallo stipendio che guadagnano. Quello è un aspetto molto importante. Nella gestione ovviamente bisogna focalizzarsi su quelli che non giocano. C’è il rischio che questi perdano motivazione. E poi abbassa l’intensità di allenamento. Se i dieci che non giocano sono demotivati tutto l’allenamento diventa un disastro. Un allenatore diceva a un calciatore “stai tranquillo che giocherai, ho fiducia in te”. Lo fece per 3-4 volte e il calciatore quando si girava gli diceva “vai a quel paese”. Questo perché la credibilità è tutto nel gruppo. A volte è meglio non dire nulla. Bisogna anche saper mascherare la verità. Non si può dire a un calciatore “non giochi perchè l’altro è più bravo di te”. Il turnover è fondamentale nella gestione del gruppo sul piano mentale. 

In dodici anni il Napoli ha costruito un grande progetto vincente. Quanto serve per vincere lo scudetto? Ehm.. impossibile da dire, la vittoria è legata a piccolissimi dettagli. Il Napoli è un gruppo vincente e per vincere non bisognerà aspettare poi tanto. La squadra è forte, abbiamo investito tanto, il gruppo è sano e giovane. Se un calciatore non viene all’allenamento perché la sera prima ha fatto tardi, lo ammazzo. Poi capita che qualcuno faccia tardi, ma in quel caso paga una multa come previsto dal nostro regolamento interno”.