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SABATO 18 MAGGIO 2019 - CONFERENZA STAMPA

ALLEGRI SALUTA LA JUVE: «LASCIO UN GRUPPO VINCENTE. GIOCAVAMO MALE? C'È CHI GIOCA BENE E NON VINCE MAI»


Il tecnico specifica: «Il mio addio una decisione del club»


 
     
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A cura di: Redazione
Fonte: Gazzetta.it

Sono da poco passate le 14 quando Massimiliano Allegri entra nella sala conferenze dell'Allianz Stadium. Non è l'ultima volta che parlerà qui, ma sicuramente la più emotivamente coinvolgente: appena il tecnico apre la porta, scatta l'applauso di tutta la squadra, che per l'occasione è schierata nelle prime file. Davanti a tutti c'è Fabio Paratici, Ronaldo poco più indietro, Andrea Agnelli invece è seduto accanto ad Allegri. "Così mi fate emozionare - attacca il tecnico -. Basta lacrime, ho già dato ieri". Poi scherza: "Quindi oggi le domande le fanno i giocatori". "E i giornalisti giocano a pallone", aggiunge il presidente.

LA MAGLIA

Allegri ascolta, annuisce, ogni tanto beve e cerca in tutti i modi di non lasciarsi andare. Il presidente gli consegna una maglietta con il numero 5 e la scritta "history alone", e chiede un "applauso sincero per tutto quello che hai dato a me e alla Juventus".

HA DECISO AGNELLI

Poi tocca al tecnico, che spiega: "Ringrazio il presidente, ringrazio i ragazzi, ci siamo tolti tante soddisfazioni, lascio una squadra vincente che ha le potenzialità per ripetersi e fare una grandissima Champions. Quando ci siamo visti con la società abbiamo espresso i nostri pensieri sul futuro della Juventus, io ho dato il mio parere e la società ha deciso che l'allenatore non fossi più io. Ma questo non cambia niente a livello di rapporti. È arrivato il momento di lasciarsi, ma nel migliore dei modi". E poi ancora: "Domani sera bisogna festeggiare due cose: la vittoria dello scudetto e l'addio di Barzagli. Lascia il professore dei difensori. Io vivo questa situazione serenamente, nei rapporti professionali ci si può dividere, è una cosa fisiologica. Non è vero che avevo chiesto anni di contratto e giocatori, a questo non ci eravamo neanche arrivati. Una sera sono stato a cena a casa del presidente, mi avevate seguito ma non mi avete trovato, poi due giorni fa ci siamo visti con Nedved e Paratici. Alla fine Agnelli, da decisionista qual è, ha deciso che non potevo più rimanere. Il 5 e 5 è una cosa che si mangia a Livorno e per me va bene così".

CRITICHE E BEL GIOCO

"Non ha pesato l'onda di critiche dell'ultimo periodo, c'è stato un confronto con tutti. Abbiamo portato a casa scudetto e Supercoppa, non è stata un'annata negativa. A calcio anche difendere non è vergogna: il Real in finale ha difeso meglio di noi, per questo ha vinto. Non ho ancora capito che cosa vuole dire giocare bene. Se uno non vince mai un motivo ci sarà. A Livorno nel gabbione vincevo tutti i tornei, ne ho perso uno solo. Non c'è nulla da fare: quelli che vincono sono più bravi degli altri".

LA JUVENTINITÀ

"Non vado via perché non posso fare l'allenatore manager. Io alla Juve ho sempre partecipato a tante cose. Mi considerano un aziendalista e io ne sono sempre andato fiero, per altri ero uno yes man, in realtà sono solo uno che condivide o non condivide, ma il confronto aiuta a crescere. Un allenatore deve conoscere tutte le problematiche di un club. Mi sono sentito subito juventino, da piccolo avevo il poster di Platini in camera. Qui impari la cultura del lavoro e la disciplina, sono stati 5 anni di grande insegnamento, ha inglobato dentro di me cose diverse dal mio modo di vedere, io sono un po' più stravagante. Non mi sono domandato perché non ho conquistato tutta la tifoseria, perché in tanti mi hanno sempre dimostrato affetto e mi hanno emozionato. Anche io sono umano, non potevo mettere tutti d'accordo, più lì avevo contro più mi faceva crescere. La prima immagine che ho di Vinovo è all'ippodromo: ho pensato che lì aveva vinto un mio cavallo. Ero sereno, sapevo che avremmo fatto una grande annata".

IL FUTURO

"Non so ancora niente, vedremo. Una pausa può farmi anche bene. Dopo il 15 luglio magari mi tornerà la voglia di lavorare. Valuterò quello che mi verrà proposto, sennò mi dedicherò a me stesso, ai miei figli e alla mia compagna".