TORNA IN HOMESOCIETA'SQUADRASTAGIONECalciomercatoSTATISTICHECONTATTI



SABATO 8 AGOSTO 2020 - STAMPA

AS - GATTUSO, NON SOLO ‘RINGHIO’: NAPOLI RIVOLUZIONATO DOPO L’ADDIO DI ANCELOTTI


Il portale iberico analizza le tappe della carriera calcistica del tecnico azzurro


 
     
0


A cura di: Maria Villani
Fonte: As.com

Scrollarsi di dosso l’immagine di giocatore indomito con molta sostanza e poca forma, è qualcosa che probabilmente Gattuso non riuscirà mai a fare. Durante la sua carriera di calciatore ha conquistato questa etichetta in pieno perché è più che un duro che distribuisce legnate e urla. La sua capacità di sacrificarsi si sommava ad una intelligenza tattica fuori dal comune, cosa che ora applica in panchina, anche se per molti continua ad essere solo e solamente 'Ringhio', ringhio e basta.

Un poco è anche colpa sua. Durante le conferenze stampa da lui tenute, spesso è sottovalutato, dicendo che era "cattivo", che spesso si sbaglia, fino a dire che è "molto brutto". Le ultime frasi di questo tipo sono state per il Barça ("se loro sono in crisi, noi stiamo tutti all’ospedale e a un passo dal cimitero ") e per Messi ("Fermarlo? Se si potesse fare, nei sogni o alla Playstation").

Di certo tutto quello che ha raggiunto con il Napoli è studiarlo. Arrivato a dicembre, incontra il presidente, di fronte alla peggior crisi di risultati nell’ultimo decennio ed ereditando il posto del suo maestro e padre calcistico, Ancelotti. Quasi nulla. Nonostante la tormenta, nel girone di ritorno del campionato di Serie A ha totalizzato 38 punti (solo Atalanta e Milan hanno fatto meglio), ha vinto una Coppa Italia battendo Lazio, Inter e Juventus (il suo primo titolo come allenatore ed è l’unico per la squadra azzurra dal 2014), e, nella gara d’andata al S. Paolo, ha dimostrato di essere all’altezza di questo Barça.

Al Camp Nou si giocherà la sua partita più importante in carriera di allenatore e dire che se lo è meritato è poco. Il suo palmarés gli avrebbe aperto un’autostrada per i grandi club, però ha scelto la strada più complicata, passando per il Sion, per il Palermo "ammazzaallenatori" di Zamparini, per Creta e Pisa, dal quale si è congedato pagando i giocatori di tasca sua.

L’avventura al Milan è terminata d’improvviso: allenava la squadra Primavera, ed il  club lo chiamò per sostituire Montella. Nel primo campionato ha raggiunto una finale di Coppa Italia, e nel secondo è arrivato a un punto dalla zona Champions. Col Milan è finita perché non lo convinceva il progetto e rinunciò alla liquidazione perché pagassero fino all’ultimo euro il suo staff tecnico e Gigi Riccio, suo fedele e inseparabile secondo.

A Napoli, oltre alle difficoltà legate al calcio, ha dovuto lottare con le difficoltà del lockdown e, quando alzò la Coppa Italia, lo fece col cuore spezzato per la morte della sua cara sorella Francesca, scomparsa a soli 37 anni dopo una lunga battaglia contro una grave malattia. Per eliminare il Barça e portare i partenopei tra i migliori otto d’ Europa, cosa che non è riuscita neppure a Maradona, ci vorrà una dose enorme di lavoro e sofferenza. La stessa che ha utilizzato per raggiungere ogni obiettivo della sua incredibile storia.

CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO IN LINGUA ORIGINALE